Gesto di cuore: il giovane donerà gli organi

Mercoledì 26 Aprile 2017
Alle 19 di ieri è stata dichiarata ufficialmente la morte di Manuel Major. I familiari, dalle 13, avevano acconsentito alla donazione e al trapianto degli organi, preceduto dalle lunghe pratiche e dalle valutazioni della commissione medica. Per quattro giorni decine di parenti si sono dati il turno per stare accanto al corpo del giovane, radunandosi in gruppetti davanti al padiglione E del Ca' Foncello, dove si trova il reparto di Neurochirurgia. E ieri mattina è arrivato anche il capo clan, Radames Major, meglio conosciuto come l'Egiziano. Detenuto nel carcere di Opera a Milano, ha ottenuto un permesso senza scorta per dare l'ultimo saluto al figlio Manuel, il 36enne di Giavera del Montello centrato dal colpo di pistola alla testa, esploso da un vigilante, mentre fuggiva con due complici a bordo di un'auto rubata dopo aver fatto saltare in successione tre sportelli bancomat. È stato proprio con l'arrivo di Radames (in carcere per rapina e considerato in passato vicino alla Mala del Brenta), che la famiglia di giostrai ha deciso di far sì che gli organi del 36enne possano essere utilizzati per salvare altre vite. Le condizioni di Major, raggiunto da una pallottola dietro l'orecchio destro, tra il lobo occipitale e quello temporale, non avevano d'altronde mai lasciato intravvedere speranze di ripresa. E oggi, dopo la notifica del decesso, verrà anche modificato il capo d'accusa nel procedimento a carico del vigilante che gli ha sparato, Massimo Zen, 47enne di Cittadella, guardia giurata dei Rangers del gruppo Battistolli, indagato dalla Procura di Treviso per il reato di tentato omicidio. «Cambierà il titolo di reato, che passerà da tentato omicidio a omicidio -spiega il legale al quale si è rivolta la famiglia Major, l'avvocato Fabio Crea- ma per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti e la dinamica della morte di Manuel Major la situazione è di fatto la stessa». I parenti di Major, che hanno preannunciato di volersi costituire parte civile nel procedimento a carico della guardia giurata, hanno contestato fin dal principio la ricostruzione fornita dal Ranger, ammettendo solo che il 36enne era a bordo di un'auto rubata assieme ad altre due persone. «Chi scappa inseguito da varie pattuglie dei carabinieri non si ferma a minacciare un vigilantes -hanno detto- ma supera in velocità l'ostacolo». Al contrario la guardia giurata, allertata dalla sala operativa della fuga della Bmw dopo l'ultimo assalto al bancomat di Falzè di Trevignano, ha spiegato di aver tentato di fermare l'auto dei banditi ponendo di traverso sulla strada la sua vettura e di aver sparato dopo aver sentito un colpo ed essersi visto puntare addosso un'arma, forse proprio la pistola giocattolo ritrovata sabato mattina dai carabinieri nei campi di Barcon di Vedelago, lungo le vie di fuga percorse dai due complici di Major. «Da un punto di vista penalistico -aggiunge l'avvocato Fabio Crea- si potrà aggiungere un contributo alla ricostruzione della dinamica grazie alla possibilità di eseguire un esame autoptico. Ma ora più che a questo penso al dolore di una famiglia e umanamente non posso che apprezzare il gesto di donare gli organi per poter aiutare altre persone».

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