Domani la sentenza Ue sul debito pubblico italiano

Martedì 21 Febbraio 2017
Domani la sentenza Ue sul debito pubblico italiano
È stato piuttosto secco Pier Carlo Padoan sugli scenari che possono aprirsi in seguito all'annunciata scissione del Partito democratico. Alla domanda sui rischi che la manovra di bilancio correttiva per 3,4 miliardi non venga adottata proprio a causa delle difficoltà interne del Pd, il ministro dell'economia ha tagliato corto: «Va chiesto ai parlamentari del partito democratico». La difficoltà di Padoan è evidente: mentre Renzi appare sempre fortemente contrario alla richiesta della Commissione europea di varare una manovra da 3,4 miliardi di euro quest'anno per evitare la procedura d'infrazione, lui deve condurre i negoziati a Bruxelles. È uno dei principali garanti della reputazione del Paese, tema da lui usato recentemente per convincere il governo, e il Pd, che la manovra deve essere fatta. Prima della riunione dell'Eurogruppo nella capitale belga, Padoan ha incontrato il premier Gentiloni e ai giornalisti ha detto che sono emerse delle «novità». Però non ha voluto fornire indicazioni specifiche.
Sebbene la Commissione continui a confermare la linea di massima flessibilità e di massima apertura verso le esigenze politiche del governo, è evidente che stanno crescendo le preoccupazioni per la possibile difficoltà di Gentiloni e Padoan a passare dagli impegni assunti ai fatti. Inoltre, la possibilità di elezioni in autunno, come la legge di bilancio 2018 in preparazione, non gioca a favore della prevedibilità delle mosse italiane future.
Domani la Commissione europea pubblicherà il fatidico rapporto sul debito italiano. È il primo atto di uno scenario che si dipanerà per diverse settimane. Il presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem ha indicato che tra un mese esatto i ministri finanziari discuteranno la situazione dei paesi ai quali lo stesso Eurogruppo a dicembre aveva indicato di prendere misure aggiuntive per assicurare il rispetto del patto di stabilità. C'è anche, naturalmente, l'Italia. Non è detto però che per il 20 marzo il governo avrà già deciso nuovi elementi, modalità e tempi della manovra: l'impegno di Padoan è di chiudere tutto entro aprile. E ieri ha indicato che entro domani non ci saranno nuovi dettagli a questo riguardo, limitandosi a ribadire che la manovra correttiva in termini strutturali, cioè al netto di misure una tantum e degli effetti del ciclo economico, sarà di 3,4 miliardi: «L'aggiustamento è strutturale, quindi eventuali miglioramenti delle stime sul pil che si possono prevedere non hanno impatto» sull'entità degli interventi.
Bruxelles ha accettato il timing di Padoan. Nel rapporto sul debito, ormai chiuso da giorni, la Commissione indicherà che l'Italia non rispetta la regola di riduzione anche nel 2016 e nel 2017, riconoscendo l'esistenza di fattori rilevanti, a cominciare dalle condizioni economiche sfavorevoli, che rendono oltremodo difficile un percorso radicalmente diverso. Detto questo, però, il governo può evitare l'apertura di una procedura per deficit eccessivo (si chiama così anche se si sta parlando di mancata riduzione del debito pubblico) solo se assicurerà un taglio minimo del deficit strutturale di 3,4 miliardi (pari allo 0,2% del Pil). È ormai noto da varie settimane. Così come è noto che Bruxelles non prenderà subito delle decisioni perché le norme sulle procedure permettono tempi lunghi. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ieri si è limitato a dire che «sulla situazione dei conti pubblici italiani risponderò precisamente mercoledì» (domani per chi legge ndr). L'esponente comunitario francese non ha voluto commentare la situazione politica italiana: «In Italia c'è un governo, c'è un presidente del Consiglio e c'è un ministro delle Finanze, lavoriamo con loro per cercare di trovare soluzioni che continuino a progredire».
La Commissione europea si trova fra l'incudine e il martello e sta facendo di tutto per evitare rotture con qualsiasi Stato membro, e particolarmente con l'Italia. Ciò è dimostrato dall'uso totale della flessibilità permessa dalle regole attuali, basti pensare allo sconto sul deficit 2015 e 2016 di 19 miliardi di euro. Nello stesso tempo deve poter giustificare questa linea per non essere accusata di violare lei stessa le regole Ue che ne fanno il garante del Trattato. Con le elezioni alle porte in Olanda a metà marzo, in Francia ad aprile-maggio e a settembre in Germania, nessuno vuole prendere rischi. Per l'Italia la flessibilità sul debito ha un costo: una manovra da 3,4 miliardi.
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