Consip, l'ira del Pd: tentativo di eversione Renzi: voglio la verità

Sabato 16 Settembre 2017
Consip, l'ira del Pd: tentativo di eversione Renzi: voglio la verità
«Ad un passo da un golpe». A memoria d'uomo negli ambienti del Pd non sono mai state ascoltate e lette parole così pesanti come quelle dedicate ieri al caso Consip. «Il complotto», titola senza mezzi termini Democratica, il giornale on line del partito, che parla di «tentativo eversivo». E lo stesso ex premier Matteo Renzi si espone in prima linea. «Mi rifiuto di parlare di complotto - dice da Milano - e dichiara stima per i Carabinieri, i Servizi segreti, la magistratura e le istituzioni tutte». Ma poi ricorda il dolore personale della sua famiglia per l'inchiesta Consip (oggi il padre Tiziano sceglie di tacere, come il ministro Luca Lotti). E dichiara: «Quei politici che volevano usare Consip per gettarmi fango addosso, vedranno quel fango ritorcersi contro di loro. C'è un giudice a Roma» che indaga sull'intera vicenda «e ci fidiamo: sono tranquillo, la verità arriverà», aggiunge il leader.
Tutto il Pd, anche le correnti interne, è in subbuglio. Moltissimi esponenti del partito rilanciano a gran voce la pesantissima accusa, dopo la pubblicazione della testimonianza resa al Csm dalla pm di Modena, Lucia Musti. Nel 2015, ha riferito la procuratrice, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto e il colonnello Sergio Di Caprio (il capitano Ultimo) le prospettarono la possibilità di «far esplodere una bomba» giudiziaria per «arrivare a Matteo Renzi». La pistola fumante, secondo i Dem, di un tentativo di incastrare l'ex premier, anche attraverso l'indagine sul padre.
«Pretendo la verità - commenta Renzi - Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato». È l'alba di ieri, raccontano parlamentari Dem, quando il segretario del Pd legge sui giornali le nuove rivelazioni che sembrano avvalorare la tesi secondo cui Consip fosse uno «scandalo» costruito per colpirlo. E fin dal primo mattino e per tutta la giornata i dirigenti Dem intervengono per denunciare quanto grave sia quel che sta emerge. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, per non sovrapporsi al lavoro della magistratura, tace, così come il premier Gentiloni. Ma il ministro Dario Franceschini scandisce con nettezza: «Una cosa è il dibattito interno o esterno al Pd, una cosa gli attacchi a Renzi, ma questo è un fatto di una gravità istituzionale enorme.
Dai contorni della vicenda, rilancia il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, emergono i tratti di quella che «un tempo sarebbe stata definita eversione, se non di peggio». Anche la presidente della Commissione Antimafia, Rosi Bindi, esprime sconcerto.
Ma a quali fatti si riferiscono i Democrat? Presto detto: la pm di Modena riferisce un colloquio relativo all'inchiesta del 2015 sugli affari della coop Cpl Concordia. E al Csm descrive come «esagitati» i due carabinieri che, sostiene, le si rivolsero indicando come possibile bersaglio grosso Matteo Renzi. Scafarto tace. Di Caprio si difende e contrattacca: «Mai citato Renzi. È linciaggio mediatico». Ma poi apre una polemica con la procuratrice di Modena.
I renziani, confidando che la prossima campagna elettorale inizi libera dalle scorie di Consip, rilanciano l'offensiva anche in Parlamento. Michele Anzaldi presenta un'interrogazione per chiedere ai ministri dell'Interno e della Difesa di intraprendere iniziative per verificare se i Carabinieri abbiano «tramato» contro le istituzioni. Il deputato David Ermini domanda se ci siano «mandanti» dietro la vicenda. E anche Mdp, con Gianni Melilla, denuncia: «Sembra di tornare alle vecchie stagioni in cui si tramava contro lo Stato. «Va chiarito tutto e al più presto». Il centrista Fabrizio Cicchitto parla di «fatti di inaudita gravità».
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