Concorso per ginecologi abortisti L'Ordine: revocatelo, è iniquo

Venerdì 24 Febbraio 2017
Prima l'attacco della Conferenza Episcopale e la critica del ministro della Salute al bando del San Camillo per assumere due ginecologi abortisti poi la richiesta del presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Giuseppe Lavra, di revocare il concorso. Definito come «atto iniquo».
Continua e prende sempre più corpo la polemica sull'ospedale romano, primo in Italia, a pensare a un concorso ad hoc per medici non obiettori. Per Lavra si tratta di «una forzatura gestionale e amministrativa, conculcando un diritto inalienabile, che allarma chi ha il dovere di tutelare la professione medica nei suoi aspetti fondamentali della bioetica e della deontologia che sono ad esclusiva garanzia della comunità sociale».
Dal San Camillo respingono ogni accusa di illegittimità. E ricordano che, la scelta è stata fatta quasi un anno fa e resa immediatamente pubblica. «Il bando - commenta ancora Fabrizio D'Alba direttore generale dell'ospedale romano - va nella direzione di tutelare i diritti di tutti, sia dei professionisti che delle donne. Non vedo profili di illegittimità, tutto trasparente. Il 1 marzo i medici prenderanno servizio». In una Regione, il Lazio, che conta l'80% dei ginecologi obiettori negli ospedali. Non c'è solo il caso San Camillo. In provincia di Frosinone non si praticano interruzioni di gravidanza dal 2015. Già nel 2014 i numeri erano scesi in picchiata: 61 interventi contro i 163 del 2013. Proprio in questi giorni, alla Asl dello Spaziani a Frosinone, si è pensato di seguire il modello San Camillo. Con un bando per medici non obiettori. Vista la polemica è possibile che si dovrà aspettare.
La Regione Lazio replica spiegando che le procedure non contengono «alcuna forma di iniquità poiché non vi è nel testo del decreto alcun accenno o riferimenti, tra i requisiti previsti, all'obiezione di coscienza, ma una specifica indicazione delle funzioni da svolgere per le prestazioni assistenziali legate all'erogazione del servizio». E' pur vero che la procedura, come ricorda in una nota la Regione, non ha avuto rilievi da parte dei ministeri della Salute e dell'Economia e Finanze.
Pochi giorni, dunque, per capire chi riuscirà a spuntarla in questa querelle che spacca il fronte medico e quello politico. Nonostante siano passati quasi 40 anni (maggio 1978) dal varo della legge 194 sull'interruzione di gravidanza. Chi ha deciso di aspettare a prendere posizione è, invece, il presidente della Federazione nazionale Ordini dei medici, Roberta Chersevani che rinvia al comitato centrale dell'11 marzo. Il presidente dell'Ordine del Lazio, dunque, si è esposto e ha chiesto l'abolizione del concorso mentre il presidente nazionale dei medici va cauta. «Posso condividere la posizione dei colleghi obiettori che hanno la possibilità di rifiutare la propria opera - spiega Roberta Chersevani - Mi pongo, però, anche il problema del medico non obiettore che rischia di essere assunto per eseguire unicamente interruzioni volontarie di gravidanza». Valutazioni che riguardano solo il lavoro e l'etica medica.
Dalla corsia a Palazzo Madama il passo è breve. I senatori del Pd propongono una legge per disciplinare i concorsi come quello del San Camillo. Mentre il vicepresidente del Senato (FI) Maurizio Gasparri si chiede: «A quando le leggi razziali? E perché non inserire nei concorsi pubblici anche l'obbligo di ateismo o quello di comprare bambini? Un bando simile sarebbe sicuramente contestato per palese incostituzionalità. Zingaretti ritiri il bando, o ci troveremo di fronte a una scelta pericolosa che apre la strada a una concezione nazista della società».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci