Caschi e bombe carta, ecco il furgone armato della guerriglia urbana

Mercoledì 19 Luglio 2017
Caschi e bombe carta, ecco il furgone armato della guerriglia urbana
In questura non hanno dubbi. L'attacco dei no global era organizzato nei minimi dettagli. Non sarebbero stati quindi occasionali gli scontri dell'altra sera in piazza delle Erbe, sfociati in due arresti e nel ferimento di cinque poliziotti. Soltanto un'aggressione premeditata poteva giustificare il carico del furgone che apriva il corteo del Centro sociale Pedro, di Adl Cobas, Razzismo Stop e Cobas Scuola. Gli investigatori della Digos hanno sequestrato sofisticati scudi in plexiglass rinforzati da bordi in metallo e robuste maniglie, oltre a caschi, petardi, bombe carta e fumogeni. I militanti dell'estrema sinistra avrebbero in sostanza cercato a tutti i costi il contatto con le forze dell'ordine, impegnate nelle operazioni di sbarramento. Anche le modalità degli scontri rafforzano l'ipotesi investigativa. Prima di attaccare il fitto cordone di polizia i no global hanno lanciato i fumogeni, con il doppio intento di celare le proprie identità e di avere il tempo di scaricare dal furgone gli scudi da combattimento. Neppure la tesi della provocazione trova autorevoli conferme. La manifestazione dei 250 militanti di estrema destra davanti alla Prefettura si è svolta secondo il rigido protocollo dell'ordinanza del questore Gianfranco Bernabei. Inizialmente gli attivisti di Forza Nuova e del Fronte Veneto Skinhead avrebbero dovuto sfilare da piazza Mazzini verso piazza Garibaldi. Dopo l'annuncio della contromanifestazione dell'estrema sinistra, con il presidio in piazza Insurrezione, il corteo dei post fascisti è stato spostato dall'altra parte del centro per evidenti ragioni di ordine pubblico. I militanti dell'estrema destra hanno raggiunto piazza Antenore attraverso le riviere dopo aver lasciato auto e pullman in piazza Rabin. Sono stati identificati uno ad uno prima di lasciare Prato della Valle e si sono incamminati in maniera ordinata e silenziosa. Il corteo ha preso forma soltanto a poche decine di metri dalla Prefettura quando i manifestanti, sotto la stretta vigilanza dei carabinieri dei Battaglioni di Mestre e di Bologna, in supporto agli uomini del comando di via Rismondo, hanno iniziato ad intonare i primi slogan e a sventolare i loro vessilli. È stato invece definito «estemporaneo» dalle forze dell'ordine il corteo inscenato dai trecento disobbedienti per le piazze del centro, fino all'improvvisa deviazione dal percorso originario, nell'evidente tentativo di raggiungere l'altra manifestazione. Inutilmente i funzionari di polizia preposti all'ordine pubblico hanno provato a farli ragionare. Al fitto lancio di sassi, bombe carta e bottiglie sono inevitabilmente seguite le cariche. Pesante il bilancio della guerriglia urbana: cinque i poliziotti finiti al pronto soccorso. Un sostituto commissario della questura è stato raggiunto alla schiena da una bomba carta. Ha riportato una profonda ferita: guarirà in 25 giorni. Se l'è cavata con la frattura del dito di un piede un operatore della polizia scientifica colpito da un sampietrino (15 giorni), lievi contusioni sono state riportate da tre agenti del Reparto Mobile (prognosi da 3 a 5 giorni). Fermati con le accuse di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale Giò Clemente, 29 anni, padovano, attivista del centro sociale Pedro, e Eva Giora, 23 anni, di Fossò, militante del Rivolta di Marghera. Un terzo no global, R.M., 23enne veneziano, anch'egli esponente del Rivolta, è stato rilasciato nel corso della notte. Clemente e Giora sono finiti davanti al giudice per il rito direttissimo: dopo la convalida degli arresti sono stati concessi i termini a difesa. Il processo è stato aggiornato al 18 settembre. I due disobbedienti hanno potuto fare rientro a casa. In base al decreto Minniti potrebbero però scattare altri arresti differiti: gli investigatori della Digos stanno esaminando i filmati per accertare le responsabilità di numerosi manifestanti.

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