Astenersi obiettori di coscienza. Anche se il caso non è direttamente sovrapponibile

Venerdì 24 Febbraio 2017
Astenersi obiettori di coscienza. Anche se il caso non è direttamente sovrapponibile con quello del bando per l'assunzione di due dirigenti medici ginecologi all'ospedale San Camillo di Roma, in Veneto, e più precisamente a Rovigo, c'è stato un precedente. L'obiezione di coscienza, in questo caso, non riguarda l'interruzione di gravidanza, bensì, quasi all'opposto, la procreazione medicalmente assistita, disciplinata dalla legge 40 del 19 febbraio 2004. In seguito alla sentenza della Cassazione dell'aprile 2014, con la quale è stata riconosciuta anche la possibilità, in specifici casi, della fecondazione eterologa, cioè con gameti o ovuli ricavati da donatori esterni alla coppia, le due biologhe in servizio da anni al Centro di procreazione medicalmente assistita di Trecenta si sono fermate appellandosi alla possibilità di obiezione di coscienza, mettendo in difficoltà il percorso che stavano seguendo in quel momento 150 coppie, con altre 320 in attesa.
L'allora direttore generale dell'Ulss 18, Arturo Orsini, fu costretto ad assumere un'ulteriore biologa oltre ad una seconda a gettone. Ecco che, allora, quando nei mesi scorsi si è trattato di effettuare una nuova assunzione per il laboratorio specializzato nell'attività di procreazione medicalmente assistita, il nuovo direttore generale, Antonio Compostella, ha messo le mani avanti: «Trattandosi di selezione per dirigente biologo specifica per l'attività di laboratorio Pma è la postilla inserita nel bando che scadeva a novembre - considerata la sostanziale infungibilità della figura professionale ricercata, costituisce giusta causa di recesso dell'Azienda l'eventuale comunicazione da parte del dirigente di obiezione di coscienza all'attività di Pma, ai sensi dell'art. 16 della legge 40/2004, in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile». L'assunzione è poi stata formalizzata nei mesi scorsi e, a questa, si è accompagnata anche una stabilizzazione oltre all'aggiunta di un ulteriore medico. «Si tratta di un caso diverso rispetto a quello di cui si discute in queste ore precisa Compostella ma riguarda sempre la libertà di scelta dei professionisti. Per la Pma il ruolo del biologo è decisivo. Con i nuovi contratti puntiamo a rendere l'ospedale San Luca uno dei punti di riferimento regionali in questo campo, con l'obiettivo di raddoppiare i pazienti trattati nel giro di un anno».
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