Anche Letta sceglie Orlando Renzi: ma la sinistra è con me

Lunedì 27 Marzo 2017
Anche Letta sceglie Orlando Renzi: ma la sinistra è con me
«Il popolo della sinistra è con me, non con Orlando». Matteo Renzi rivendica quei 12.367 voti fin qui ottenuti nei circoli dem. A dispetto di chi pensa che sia il ministro della Giustizia l'unico capace di tenere unito il partito. Ieri Enrico Letta ha ufficializzato l'appoggio al Guardasigilli per la corsa alla segreteria del Nazarano. La sua non è una ridiscesa in campo «anche se andrò a votare alle primarie». «Il Pd dice l'ex premier merita un'ultima chance, è un campo largo. Non è un comitato elettorale di un capo». Un messaggio diretto proprio al segretario uscente, affinché «impari la lezione del 4 dicembre» perché «le scelte vanno fatte insieme, bisogna condividerle con il paese e non immaginare di avere ragione mentre gli altri sono un'accozzaglia». Lo scontro tra i due è in primo luogo sulla diversa visione di Europa, ma Renzi evita di rispondere, se la prende soprattutto con chi intende «delegittimare» il lavoro precongressuale. Non sono piaciute le sottolineature degli orlandiani secondo i quali stanno votando in pochi.
L'affluenza nei circoli questa la replica è di circa il 60%, «più alta di quella del congresso del 2013». L'ex premier, al di là del risultato raggiunto finora («fin qui ha ottenuto una percentuale vicina al 70%» esulta Guerini), vuol far risaltare che in alcune regioni a rischio i dati a suo vantaggio sono superiori alle aspettative. In Liguria ha raccolto il 66% dei consensi, Orlando il 32: «È sotto anche nella sua città natale, La Spezia», osservano i renziani. Nello storico circolo della Bolognina c'è un 45% contro il 34%, in quello di Torino su 190 voti Renzi ne ha presi 144. «Renzi vince nei luoghi della sinistra», è la tesi, «a Pomigliano, alla Mirafiori, al polo siderurgico di Piombino». Orlando è di tutt'altro parere: «Siamo avvertiti come establishment, abbiamo smarrito il nostro popolo».
Il Guardasigilli, dopo aver ringraziato Letta («il suo appoggio mi onora e mi riempie di responsabilità»), si dice consapevole della forza del suo avversario che «ha dalla sua un numero significativo di governatori e di ministri», ma avverte: «Se il Pd non cambia può essere renziano quanto vuole ma va a sbattere contro un muro». «Il Pd non è l'Eden, ma questo congresso non sarà solo una cosa per addetti ai lavori», la promessa di Renzi che ha presentato a Perugia la sua mozione. E' dunque guerra sui numeri tra i dem: «Il Pd deve essere orgoglioso di questa partecipazione, osserva Marcucci mentre i sostenitori di Emiliano parlano di «tesseramento gonfiato».
La vera battaglia per chi guiderà i dem si giocherà il 30 aprile con le primarie ma si guarda anche al dopo. E' proprio Letta a riaccendere le polemiche sulla legge elettorale: «Se non cambi il sistema di voto e non dai nuovo impulso si andrà a votare e sarà peggio della Prima Repubblica attacca l'ex presidente del Consiglio -, si torna al proporzionale con i capilista bloccati con i capi dei partiti che sceglieranno tutti i parlamentari».
Un passaggio importante è previsto mercoledì, quando si voterà per scrutinio segreto il presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato. I renziani puntano su Cociancich o Pagliari, ma il favorito è il centrista Torrisi che potrebbe raccogliere un consenso ampio.
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