Alessandro Campi
La Merkel ha vinto, secondo le previsioni, ma il male europeo

Lunedì 25 Settembre 2017
Alessandro Campi
La Merkel ha vinto, secondo le previsioni, ma il male europeo ha contagiato la Germania, secondo i timori. La sua economia resta certamente la più forte e dinamica del continente, ma da ieri il suo sistema politico-istituzionale deve fare i conti con le paure, le lacerazioni e i sommovimenti tellurici che da anni attraversano la gran parte dei Paesi occidentali. Benvenuti, amici tedeschi, nel club mondiale delle democrazie febbricitanti. I centristi e i socialdemocratici si sono confermati le due forze principali del Paese, ma il loro arretramento elettorale è stato consistente (al limite della débacle quello della Spd, particolarmente grave quello dei cristiano-sociali bavaresi che in passato avevano sempre coperto a destra i cristiano-popolari). Le due culture politiche che sono state il pilastro, organizzativo e ideologico, della democrazia tedesca per sessant'anni rappresentano ormai solo la metà del Paese. A suo modo è la fine di un'epoca, che però conferma un trend già osservato negli ultimi anni in molti altri Paesi europei (dalla Spagna alla Francia, dal Belgio all'Austria). In particolare continua il declino del socialismo europeo, da leggere probabilmente in combinazione con la crisi strutturale del modello dello Stato sociale redistributivo. Con questo voto finisce anche la formula storica della grande coalizione. La collaborazione al governo tra i due grandi partiti di massa era diventata la causa di una crescente confusione delle lingue, che alla fine ha penalizzato entrambi.
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