Via Renzi, incertezze sull'accordo Electrolux

Venerdì 9 Dicembre 2016
Via Renzi, incertezze sull'accordo Electrolux
Lo scenario politico incerto che si è aperto dopo le dimissioni del premier Matteo Renzi potrebbe aprire una prospettiva di incertezza anche rispetto all'accordo salva-esuberi di Electrolux. Con la fine del governo Renzi - fermo restando le varie ipotesi che si affacciano sul prossimo esecutivo - viene comunque meno una delle parti firmatarie dell'intesa siglata nel maggio 2014 con la quale si sono messi in sicurezza per tre anni gli stabilimenti italiani del gruppo. Quell'accordo, oltre a portare la firme del sindacato nazionale e locale dei metalmeccanici e dei vertici italiani della stessa multinazionale, è stato infatti sottoscritto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in persona a palazzo Chigi. L'interruzione dell'esperienza dell'esecutivo guidato da Renzi pone ora degli interrogativi e apre la strada anche a qualche preoccupazione rispetto al mantenimento degli impegni previsti da quell'intesa. In particolare sul fronte della decontribuzione dei contratti di solidarietà: lo strumento (assieme ai finanziamenti del governo e della Regione sull'innovazione e sull'automazione in fabbrica) ha consentito all'impresa di abbassare il costo del lavoro e di potere essere competitiva. E su questo tema c'era stato un impegno, poco più di un mese fa in un incontro ministeriale, della viceministro al Lavoro Teresa Bellanova.
«Gli accordi - sottolinea Gianluca Ficco, Uilm nazionale tra i sottoscrittori dell'intesa - dovrebbero essere ereditati da qualsiasi governo. Ma nessuno ci assicura che vengano garantiti. Già il governo dimissionario, però, sulla decontribuzione era stato in parte inadempiente. Poi con il Jobs act aveva contribuito a mutare il quadro degli ammortizzatori sociali previsti anche nel patto Electrolux. Ora auspichiamo che il futuro governo adempia più tempestivamente alle situazioni ancora aperte rispetto a quanto fatto dal governo uscente».
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