Unioni, il patto è stracciato

Martedì 28 Giugno 2016 di «Restano i castighi per chi non si aggrega». Ma Panontin smentisce a suon di carte
TRIESTE - Stracciato l'accordo di pace, la guerra continua. Anche con nuovi ricorsi al Tar appena saranno adottati atti amministrativi impugnabili. «Sulle Unioni territoriali la maggioranza in Consiglio regionale ha sconfessato il patto di Debora Serracchiani con noi sindaci ribelli, ma c'è di più: ha tradito la parola della Giunta regionale con l'Anci».
Nessuna sbavatura nella posizione dei ribelli stando ad ascoltare i sindaci di Talmassons, Pietro Mauro Zanin, e di Tarvisio, Renato Carlantoni. Ma la Regione risponde al fuoco con durezza: «Nessun tradimento - assicura l'assessore Paolo Panontin - ma semplice applicazione del pattuito».
Fuoco incrociato. A giudicare dai toni, si direbbe che nessun accordo sia mai stato firmato, sebbene l'inchiostro sia ancora fresco sulle carte pattizie. Oggi gli "insorgenti" contro la vecchia stesura della riforma delle Unioni si ritroveranno per definire il nuovo piano di battaglia. Ma perché l'intesa con Serracchiani non è per loro accettabile dopo averla sottoscritta con tutte le soddisfazioni del caso? «Noi abbiamo ottenuto molto - riconosce Zanin - a cominciare dalla volontarietà dell'adesione alle Unioni per i Comuni strutturati adeguatamente, capaci cioè di gestire in proprio una serie di funzioni, ma anche lo slittamento al primo gennaio dell'entrata in esercizio effettivo delle aggregazioni». Tuttavia «il patto con l'Anci e con noi era e rimane chiaro: niente penalità finanziarie per chi non entra nelle Uti».
I nuovi premi. Le carte dicono altro: nel passaggio dal tavolo con Serracchiani all'aula del Consiglio regionale per trasfondere in norma di legge quanto concordato, la maggioranza di Centrosinistra ha affermato due principi che i ribelli denunciano come colpi bassi: «Prima di tutto si prevede che nel 2017 e nel 2018 il finanziamento delle funzioni condivise nelle Unioni sia attuato tagliando dal 10 al 15% i trasferimenti ordinari ai non aderenti e dal 15 al 20% nel 2018, facendo rientrare dalla finestra i "castighi" usciti dalla porta», attacca Zanin. «Tutto questo collide con la promessa dell'assessore Paolo Panontin di non applicare mai più alcuna penalità».
«Non è vero affatto», ribatte Panontin. «Il mio era un impegno a valutare e non altro, visto che abbiamo eliminato il fondo di perequazione fra aderenti e non aderenti, ma dobbiamo pur sempre finanziare le funzioni aggregate». Secondo l'assessore, «non è stata innestata alcuna retromarcia anche perché tutti entreranno nelle Unioni e dunque nessuno sarà penalizzato in alcun modo».
La soglia demografica. Ma non è finita: se un Comune non vuole aderire all'Unione, deve presentare una serie di criteri di "adeguatezza" e fra questi primeggia la sua consistenza demografica: ebbene un emendamento del capogruppo del Pd, Diego Moretti, ha innalzato la popolazione minima necessaria per restare "indipendenti" da 10mila a 15mila abitanti, mentre la Giunta era stata favorevole ad abbassare la soglia a 7.500 (da 5mila a 3mila in montagna). Ma quanti centri hanno tali popolazioni nella nostra realtà territoriale? «Una ventina - chiarisce Panontin - dei quali metà sotto i 15mila abitanti ma sopra i 10mila. Però la norma attuale consente di derogare alla regola se si condividono le funzioni di base, cosa che include fra gli altri Tolmezzo, Gemona, Spilimbergo e Cividale». Resterebbero altri 7 Comuni, «ma 6 sono già entrati nelle Unioni e il settimo è Muggia, che si accinge a farlo».
Accuse e controprove. E se l'Anci si sente presa in giro, i sindaci ribelli sono infuriati come nei giorni migliori dello scontro con Mamma Regione: «Noi non siamo oppositori a prescindere - scandisce Carlantoni - ma di fronte al tradimento del patto non possiamo che combattere». Non ultimo, secondo i ribelli va chiarito il destino delle sei Unioni già commissariate per approvarne gli statuti con atti annullati dal Tar. «Ho documenti e testimoni che provano la nostra correttezza», replica secco Panontin. «Ripeto: nessun tradimento degli accordi».
Letture politiche. Sullo sfondo, si staglia un dato politico che Panontin smentisce ma i sindaci ribelli esaltano con l'evidenziatore: dicono che ad essere sconfessata sarebbe stata la linea della presidente della Regione. Sconfessata proprio dai suoi - spiegano - che si sarebbero sentiti scavalcati dalla più ampia disponibilità manifestata da Serracchiani pur di conseguire l'armistizio. Che ora appare una fragile tregua.
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