Una dipendente della filiale del Banco di Brescia di Tolmezzo, una donna carnica

Mercoledì 5 Ottobre 2016
Una dipendente della filiale del Banco di Brescia di Tolmezzo, una donna carnica di Enemonzo di 53 anni è stata sottoposta alla misura cautelare personale dell'obbligo di dimora e al sequestro preventivo di beni perché ritenuta responsabile di truffa e riciclaggio, per ammanchi notevoli di soldi dei clienti, per un totale di oltre 2 milioni di euro. Secondo le risultanze investigative, la donna, già denunciata lo scorso marzo per appropriazione indebita, ai danni di un anziano di 83 anni, era di quelle in cui parecchi carnici avevano riposto la loro fiducia, per poi vedersi raggirati.
La 53enne, e il compagno, sono finiti, però, nella rete dei carabinieri della Compagnia di Tolmezzo, comandata dal capitano Stefano Bortone, e in quella della Guardia di finanza. Una prima parte dell'articolata indagine sulla coppia, inchiesta coordinata dalla Procura di Udine, si è chiusa lunedì, con l'esecuzione di un'ordinanza di applicazione della misura cautelare personale di obbligo di dimora per la 53enne, di una misura cautelare reale (il sequestro preventivo), di due decreti di perquisizione locale e personale nei confronti della donna e del compagno, per i reati di truffa e riciclaggio, e di tre decreti di perquisizione locale nei confronti di altri soggetti non indagati. Tutto è cominciato con la denuncia dell'83enne. L'anziano, come emerso poi, avrebbe intrattenuto rapporti e operato esclusivamente con questa donna, che conosceva bene e di cui aveva profonda fiducia e stima. La stessa cosa sarebbe successa ad altri clienti.
Purtroppo si tratta, in prevalenza, di persone anziane o di persone che, dopo aver lavorato all'estero, erano rientrate in Italia coi risparmi di una vita. Carpendo la fiducia dei vari correntisti, a quanto riferito, la 53enne avrebbe prospettato loro la possibilità di fare proficui investimenti finanziari, in titoli o azioni; si sarebbe fatta consegnare denaro contante in più tranche e avrebbe operato materialmente sui conti corrente dei truffati, sostituendosi a loro, senza che ne sapessero nulla. I soldi poi non venivano investiti come promesso, ma intascati o dirottati su altri conti correnti paralleli, all'insaputa degli ignari clienti. Per convincere le persone, la donna avrebbe consegnato ai risparmiatori dei rendiconti falsi. I carabinieri si sono resi conto che non si trattava di un caso singolo; hanno contattato le altre potenziali vittime e hanno raccolto le denunce. Nell'indagine a quel punto è entrata anche la Guardia di finanza.
Nelle varie perquisizioni sarebbe stato trovato il «libro mastro» contenente dettagli molto importanti per la ricostruzione della vicenda. Si stima che gli ammanchi totali possano aver raggiunto la cifra di più di 2 milioni di euro.
Il provvedimento di sequestro, eseguito ieri nei confronti della coppia, finalizzato alla confisca diretta del prodotto o del profitto del reato, nella misura «per equivalente», riguarda beni immobili e mobili per un valore di 250mila euro tra cui 7mila euro in contanti, 18 borse di vari modelli e marche (The Bridge, Luis Vuitton, Prada, Fendi, Chanel) del valore complessivo di circa 6mila euro, un'abitazione del valore di 160mila euro, un'autovettura Audi Q3 e altra documentazione utile alle indagini.
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