Tondo su Regeni: basta striscioni

Martedì 11 Ottobre 2016
Intitolare una via o una strada a Giulio Regeni non solo a Fiumicello, dove il giovane torturato e ucciso al Cairo è nato, ma anche a Trieste in quanto capoluogo del Friuli Venezia Giulia.
La proposta arriva dall'ex presidente della Regione Renzo Tondo che sulla polemica scoppiata nel capoluogo giuliano circa l'opportunità o meno di aver rimosso dalla facciata del Municipio lo striscione giallo e nero «Verità per Giulio Regeni» per volere del sindaco Roberto Dipiazza e della sua maggioranza di centrodestra afferma: «Ridurre il caso Regeni ad uno striscione frustato dal vento con il gioco bambinesco del «io lo tolgo e io lo rimetto» è quanto di più fuorviante si possa fare per onorare la memoria di uno straordinario ragazzo friulano che è stato mandato a cercare la Verità in un paese pericolosissimo come l'Egitto». «Lo ha mandato a morire un'università inglese con leggerezza incredibile - prosegue il consigliere regionale di Autonomia responsabile - ma chiedere la verità ad un paese come l'Egitto è inutile ed è paradossale che lo chieda una nazione come l'Italia che da mezzo secolo non trova la verità sulle stragi e gli assassinii più orrendi». Secondo Tondo dunque sarebbe più appropriata l'intitolazione di una via «invece di insistere sull'impossibile, ovvero che la verità improvvisamente venga fuori per intero con nomi e cognomi».
«Servirebbe una motivazione valida - commenta Dipiazza - e mi sembra debbano passare dieci anni dalla morte, e poi - aggiunge - la lista di nomi sarebbe lunga a partire da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin». Intanto ieri sera a Trieste un migliaio di persone ha manifestato sotto il municipio al presidio organizzato da Amnesty in concomitanza con il Consiglio comunale, che ha trattato l'argomento in un clima da rissa, tra fischi e urla di protesta che hanno costretto gli addetti a sgomberare l'area della sala comunale riservata al pubblico. In precedenza, in piazza Unità era stato osservato un minuto di silenzio «per Giulio e per tutte le vittime».
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