Serie B, sogno rinviato al 2017

Lunedì 30 Maggio 2016 di I ramarri mancano la finalissima. Niente disordini allo stadio, solo un litigio fra i tifosi di casa
Grandi eventi, sport di livello, la città è pronta. Qualche esagitato molto meno. E farebbe meglio a staresene a casa, davanti alla televisione. È incredibile che, in una giornata in cui i timori riguardavano possibili scontri tra tifoserie, con Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia comunale in allerta, l'unico disordine lo abbiano creato i fan del Pordenone. Anzi, un singolo tifoso che a fine partita rischiava - davanti a tutti, bambini compresi - di scatenare una rissa in quel momento difficilmente controllabile. L'accusa? Incomprensibile, dettata da una presunta "carta d'identità" del tifoso che millantava una militanza più longeva in curva rispetto ad altri gruppi neroverdi. Assurdo. È finita a mani in faccia nei confronti di una donna (illesa) e tra le urla dei bambini spaventati. Brava la società ad allontanare il «tifoso» (volutamente tra virgolette), meno bravo un altro drappello di supporter che ha deciso di prendersela con Marcelo Mateos, uno dei dirigenti più attivi del Pordenone. «Vai a Padova» gli hanno urlato, accusandolo semplicemente di muoversi nel mondo del lavoro come qualsiasi dipendente, e non animato dalla fede in una maglia.
Per il resto la giornata di ieri ha detto molto. Oltre all'addio alla serie B, con lo 0-0 nella semifinale di ritorno contro il Pisa. La città è stata in grado di reggere l'urto di una giornata potenzialmente tesa. Il traffico, regolato bene dai vigili, era scorrevole fino a pochi minuti prima della partita. I tifosi, separati dai cordoni di Polizia e dalla conformazione dello stadio, hanno regalato solo una pacifica giornata di sport. Qualche decina i fan pisani senza biglietto: ha funzionato l'operazione congiunta tra le due Questure, tesa a scoraggiare i tifosi sprovvisti di ticket a intraprendere il viaggio. Segnalata una sola macchina, invece, proveniente da Trieste. La possibile invasione di supporters triestini è stata stoppata con un'azione preventiva: le forze dell'ordine, infatti, erano pronte a intervenire già in autostrada, fatto che ha dissuaso chi dal capoluogo regionale voleva raggiungere il Bottecchia.
Anche al termine della partita, Pordenone è tornata presto alla normalità. Deflusso dei tifosi toscani più che tranquillo, agenti al lavoro ma senza particolare stress. Prova ampiamente superata. Anche sugli spalti, dove il tifo pordenonese ha dimostrato quella maturità mancata a qualche esaltato nel post-partita. Solo applausi alla squadra, incitamento lungo novanta minuti e standing ovation finale. Notevole, dal momento che si è trattato fondamentalmente di una resa. Annunciata forse, ma sempre tale.
Resta l'immagine di una città che si è riversata allo stadio, facendo la fila per il biglietto ancora 10 giorni fa. Un'altra parte cospicua ha seguito la partita su internet, fermando la propria domenica. Comunità ritrovata e voglia di credere in un progetto comune: questa la Pordenone che esce dalla stagione sportiva dettata dalla squadra neroverde. Ora a ognuno dei 2400 spettatori del Bottecchia spetterà un altro compito: tradurre la stessa unità anche nel progetto che dovrebbe portare a una Pordneone migliore, più città.
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