Sanità, pronte le firme contro la legge di riforma

Venerdì 27 Maggio 2016
TRIESTE - Parte l'iter referendario per abrogare la riforma sanitaria. Su iniziativa dei referenti dei Comitati regionali per la difesa della sanità in Friuli Venezia Giulia, sono state consegnate ieri in Regione 2.559 firme (ne sarebbero bastate 500), raccolte su tutto il territorio.ù
Questa la strada più estrema, «non ottendendo un confronto positivo e risposte adeguate», intrapresa dai Comitati di Trieste, Gorizia-Monfalcone, Latisana, Cividale, Gemona, Grado, Maniago e Sacile confluiti nel Comitato referendario che chiarisce: «Ci si trova difronte ad una riforma che non distribuisce equamente le risorse sul territorio regionale, creando cittadini di serie A e B». «Il diritto alla salute viene messo a serio rischio - prosegue - perché si assiste ad una erosione dei servizi sanitari senza precedenti, con pesanti tagli di posti letto e reparti, di funzioni e servizi, di prestazioni e di personale nonchè a vari tentativi di depauperamento di alcune delle eccellenze in materia». E ancora: «Sono stati chiusi gli ospedali per acuti di Gemona del Friuli, Sacile, Maniago e Cividale, dei loro reparti di medicina e pronto soccorsi, contribuendo ad indebolire il sistema dell'emergenza. Ci sono pesanti tagli agli ospedali di Latisana e Gorizia, che ad esempio perdono il punto nascita, a Trieste, sia all'Ospedale di Cattinara che a quello infantile Burlo Garofolo, intaccato nella sua eccellenza con gravi ridimensionamenti e non ultimi figurano gli smantellamenti del sistema del 118». «Noi crediamo - concludono i Comitati - che sia necessario chiedere il parere popolare, la cosiddetta «riforma» è stata approvata di gran fretta, senza un vero ascolto e soprattutto senza condivisione con i territori interessati».
«Tecnicamente impossibile tornare indietro - replica a distanza l'assessore alla salute Maria Sandra Telesca - la questione dei punti nascita riguarda standard nazionali e internazionali che vanno verso i mille parti all'anno». L'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale deve decidere entro 30 giorni e deliberare all'unanimità: altrimenti, l'argomento sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta d'aula immediatamente successiva.
Elisabetta Batic

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