«Rosandra, tagliare era un dovere»

Mercoledì 1 Giugno 2016 di «La Protezione civile regionale aveva l'obbligo di liberare l'alveo per ragioni di sicurezza»
La Protezione civile ha lavorato bene in un contesto di emergenza che è risultato sussistere anche nel confronto con la perizia. La sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Trieste Marco Casavecchia, che il 29 febbraio scorso ha assolto Luca Ciriani (all'epoca dei fatti vicepresidente della Regione) difeso dagli avvocati Caterina Belletti e Lorenzo Presot, l'allora capo della Protezione civile Guglielmo Berlasso (difeso dall'avvocato Luca Ponti) e i funzionari Cristina Trocca e Adriano Morettin, conclama la bontà delle operazioni di rimozione di vegetazione arbustiva dall'alveo del torrente che vennero eseguite, tra il 24 e il 25 marzo 2012, in Val Rosandra.
«L'intervento - si legge nelle considerazioni conclusive - è stato posto in essere nel contesto di un intervento generale di prevenzione e messa in sicurezza del territorio ma sulla scorta del presupposto (acclarato ex post) del rischio di una calamità ed, in definitiva, del potenziale verificarsi di un evento atmosferico idoneo, per la situazione in cui si trovava quel sito, ad arrecare danni a cose e persone». «Danni che - si legge ancora - inevitabilmente devono intendersi, come delineato in perizia e come peraltro avviene in tutte le tragedie da dissesto idrogeologico, irreparabili».
In altre parole la Protezione civile, attraverso le sue squadre di volontari, doveva intervenire: «Ciò che sembra tuttavia innegabile - scrive il giudice - è che se l'evento calamitoso si fosse malauguratamente verificato in assenza di quell'intervento, ovvero in presenza di un intervento inadeguato allo scopo, verosimilmente gli imputati sarebbero stati chiamati a rispondere per quanto non adeguatamente fatto al fine di evitarne le conseguenze» analogamente a quanto accaduto a Livio Bearzi, il preside arrestato per il crollo del convitto scolastico Domenico Cotugno all'Aquila nel 2009 durante il terremoto. Gli furono contestati la mancata ristrutturazione dell'edificio del Convitto, costruito nell'800, e l'assenza di un piano per la sicurezza.
Per quanto riguarda la posizione di Ciriani, Casavecchia scrive: «Si è già evidenziato come egli abbia sottoscritto il decreto (Alvei puliti) sulla scorta di una relazione tecnica proveniente dai funzionari della Protezione civile e abbia quindi sottoposto il decreto alla ratifica della Giunta regionale, avvenuta all'esito della seduta del 22 marzo 2012, e in definitiva prima dell'avvio delle operazioni».
Casavecchia parla anche di «potenziali fenomeni calamitosi di allagamento a distanza di pochissimi giorni che costituivano un rischio rilevante non solo per le strutture insistenti sul territorio ma anche per gli abitanti a valle del sito interessato». Il precedente intervento di manutenzione straordinaria sul sito era stato eseguito nel 2000.
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