Pd alla svolta, spunta l'opzione Liva

Giovedì 27 Ottobre 2016 di Caccia alla segreteria Fvg del dopo Grim. Serracchiani: «Non mi fermo d fronte alle sconfitte»
Si può chiamare resa dei conti, notte da lunghi coltelli, ciò che si respira nel Pd Fvg. Tuttavia, la faccenda per certi versi ha un aspetto più prosaico ancorché dirimente: il punto non è che la segretaria regionale del partito Antonella Grim dovrà cedere il passo, poiché su questo c'è condivisione sostanziale. Ieri sera Debora Serracchiani, presidente della Regione e vice di Renzi al Pd nazionale, ha rotto il silenzio post-elettorale: «La colpa non dev'essere mai solo degli altri, la responsabilità è diffusa - e rifuggo da chi ha la sentenza in tasca e punta il dito». Serracchiani aggiunge che occorre «occorre sospendere il congresso permanente del Pd perché l'appuntamento con il referendum del 4 dicembre è troppo importante. Serve un cambio di passo e io per prima mi impegno a metterlo in atto. Io non mi fermo di fronte ad alcuna sconfitta».
La questione su cui trovare la quadra è chi far arrivare al suo posto. È questo il tema che tiene banco tra le prime file del Pd regionale che nell'arco di 5 mesi si è trovato a digerire due bocconi amari: prima la perdita di Trieste e Pordenone e ora il rischio, percentualmente piuttosto alto, di vedersi sfilare Monfalcone e Codroipo.
L'ultima parola sarà pronunciata il 6 novembre, giorno del ballottaggio, ma il dato di partenza (15 punti di distacco a Monfalcone e 9 a Codroipo) non può esimere il partito sin d'ora da un ragionamento. Se il faro è puntato su Grim, i discorsi all'interno del partito hanno Serracchiani al centro: la presidente che, oltre ad aver governato dal 2013 la Regione, ha un peso politico e una personalità tali che si sono fatti sentire nella vita del partito e nei rapporti tra Pd, gruppo consiliare e Giunta.
Da qui la necessità del cambio di passo da rendere evidente con l'avvicendamento alla segreteria in un arco temporale, si sostiene, compreso tra circa il 15 novembre e Natale. Obiettivo del ricambio, guidare i Democratici alla vittoria alle regionale del 2018. A chi l'onere? L'identikit che stanno profilando nel partito per ora corrisponderebbe più ad un consigliere regionale come Renzo Liva che al sindaco di Palmanova Francesco Martines, il quale già dopo le sconfitte di giugno era dato come papabile.
A Liva, pur non renziano, è riconosciuta una coerenza al partito e ora l'impegno a creare circoli per il sì al referendum del 4 dicembre. Fattori che compenserebbero l'indiscussa libertà di pensiero, che per altro non resta silente. Potrebbe essere lui la via istituzionale, che si sta vagliando già informalmente immaginando, capace di ottenere la maggioranza nell'Assemblea del partito (oltre 100 voti, contando i circa 210 componenti) e la figura capace di dedicarsi anima e corpo a risollevare il partito senza avere per sé mire per il 2018, né Regione né a Roma. Sarebbero queste le carte più convincenti per avere la fiducia di un partito spaesato e fattosi assai guardingo. Martines resta tra le possibilità, ma il suo attivismo, quasi paradossalmente, potrebbe non ottenere la maggioranza in assemblea.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci