«Non ho detto di non pagare le tasse Ricalcolavo gli interessi di mora»

Mercoledì 20 Settembre 2017
«Non ho detto di non pagare le tasse Ricalcolavo gli interessi di mora»
Sante Scian si difende. Il 49enne di Cordenons, coinvolto nell'inchiesta sui patrimoni nascosti al Fisco attraverso l'associazione antiusura di Wally Bonvicini, ieri mattina ha parlato per un'ora e mezza davanti al gip Rodolfo Piccin. È stato un interrogatorio di garanzia fatto per rogatoria, in quanto il giudice competente è quello di Parma, Mattia Fiorentini. A Scian si contestano soltanto tre dei 20 capi di imputazione formulati dal pm di Parma; il concorso in associazione per delinquere assieme ad altri otto indagati; 39 ipotesi di calunnia in concorso con la Bonvicini tra il 2011 e il 2013, in relazione ad altrettante denunce per usura o estorsione presentate da privati contro banche o Equitalia; infine, per un'ipotesi di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
Affiancato dai difensori Esmeralda Di Risio e Carlo Canal, Scian ha parlato a ruota libera. E si è dichiarato disponibile a farsi interrogare il prima possibile dal pubblico ministero. Ha spiegato di non aver più alcun contatto con Federitalia, nonostante figuri ancora tra i soci fondatori. «Io - ha detto al giudice - facevo soltanto perizie, calcolavo gli interessi di mora. Non ho mai spinto nessuno a non pagare le tasse». Scian ha detto di essersi occupato soltanto di consulenze: ricalcolava interessi legali, sanzioni e interessi di mora. «Individuavo gli interessi non dovuti», ha riferito. Come era successo nel 2010, quando sulla base dei suoi calcoli il giudice di Pordenone, Francesco Petrucco Toffolo, sospese l'asta dei beni immobili e delle proprietà dei fidejussori di una delle società che gestiva parte del centro sportivo Dream Village di Cordenons e che era stata dichiarata fallita. In quell'occasione a rappresentarlo (Scian era socio della fallita Dream Village) c'era il battagliero avvocato goriziano Livio Bernot, che ottenne dal giudice una perizia per valutare se le banche avessero applicato tassi usurai o chiesto cifre illegittime. Emerse che erano stati calcolati 40mila euro di troppo.
La sentenza ieri è stata prodotta per dimostrare che Scian si è specializzato in questo tipo di consulenze. Sono state prodotte altre tre sentenze che lo scagionano dall'accusa di calunnia. «Non ho nulla da nascondere», ha ripetuto al giudice. L'obiettivo della difesa è dimostrare che se davvero c'è un'associazione per delinquere, Scian non ne faceva parte. Da quattro anni non collaborava più con la Bonvicini. Circostanza che, secondo i legali di Scian, fa venir meno l'esigenza cautelare legata al pericolo di reiterazione del reato. Per questo hanno chiesto la revoca della misura cautelare in carcere o l'applicazione di una misura meno afflittiva. A giorni il Pm esprimerà il suo parere.
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