Misure anti-accattoni Oggi il verdetto al Tar

Mercoledì 7 Dicembre 2016
Misure anti-accattoni Oggi il verdetto al Tar
PORDENONE - È atteso per oggi il pronunciamento dei giudici del Tar di Trieste sulla richiesta di sospensiva dell'ordinanza anti-accattoni, firmata dal sindaco a fine luglio, inoltrata dall'Associazione immigrati, dal Comitato per i diritti civili delle prostitute e da 35 cittadini, tra i quali Michele Negro. Ed è proprio quest'ultimo che alla vigilia dell'atteso verdetto, «denuncia un'altra mancanza, che la dice lunga - sottolinea - sul modo di fare di questa amministrazione. Dalla lettura dei testi depositati dalle parti citate (Comune e ministero dell'Interno), infatti, emergono problematicità procedurali evidenti. Nell'atto pubblico, l'ordinanza n.14 del 27 luglio - spiegano Michele Negro e Daniela Mannu, del Comitato per i diritti civili delle prostitute - si afferma che il documento è stato preventivamente inviato alla Prefettura, come previsto dalla normativa. E, pertanto, abbiamo citato anche il ministero dell'Interno. Invece, consultando le memorie difensive del ministero abbiamo appreso con stupore che ciò non è avvenuto. Il ministero inoltre scrive: con estremo rammarico siamo costretti a sottolineare come l'andamento del procedimento, nella sua fase istruttoria, sia stato compiuto senza l'osservanza di tale onere, contrariamente a quanto affermato nell'ordinanza in parola. Tale inadempienza è stata stigmatizzata, auspicando per il futuro che la regola venga scrupolosamente osservata. Inoltre, sempre in sede di Comitato sono stati rilevati possibili profili di criticità nella parte in cui l'ordinanza prevede il sequestro delle somme di cui i mendicanti vengano trovati in possesso». Di fronte a questa situazione, concludono, «chiediamo al sindaco l'immediato ritiro dell'ordinanza». Il rischio che l'ordinanza venga bocciata è alto, ma il Comune non pare intenzionato a cedere le armi. Innanzi a tutto ieri ha depositato la Pec, con la quale avvertiva la Prefettura su quanto intendeva fare. Unico particolare: le ha mandato l'avviso due giorni dopo la firma dell'ordinanza (il 29 luglio), non prima. In municipio però fanno presente «che ciò non comporta un vizio. Lo ha stabilito anche il Tar del Lazio. L'avviso preventivo non è finalizzato alla valutazione della legittimità dell'ordinanza, ma alla predisposizione degli strumenti governativi per attuarla. E comunque il prefetto poteva sempre annullarla 2 giorni dopo o il 4 agosto in sede di Comitato per la sicurezza». Secondariamente, anche se l'ordinanza sarà sospesa, «il Comune intende introdurre le nuove disposizioni nel Regolamento di igiene (poichè non esiste quello di polizia locale, ndr), che è sicuramente meno vulnerabile di un'ordinanza con carattere d'urgenza.
A.S.
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