Marcia della pace dedicata a Regeni

Lunedì 14 Marzo 2016
Prima i dieci richiedenti asilo che ormai da parecchi giorni dormono all'addiaccio nell'area dell'ex Fiera. Poi una delegazione arrivata da Fiumicello, il paese di Giulio Regeni. Sono stati loro, dietro la croce, ad aprire il corteo della 20. edizione della Via Crucis della pace partita da Pordenone in direzione di Aviano: 270 persone, in crescita rispetto agli ultimi anni, assieme alle quali questa volta è partito anche il vescovo, monsignor Giuseppe Pellegrini.
«Ho colto ben volentieri questo invito - ha spiegato - che gli organizzatori mi hanno fatto a camminare almeno per un po' insieme a voi. È un camminare come ha fatto il Signore Gesù, portando sulle nostre spalle tutte le miserie dei popoli, in modo particolare di tutte quelle persone che anche in questi giorni soffrono per i vari conflitti che ci sono ancora sulla terra. Vogliamo camminare avendo davanti a noi una luce in fondo al tunnel. Desideriamo una pace che possa ritornare ancora nelle nostre città, con la disponibilità a essere accoglienti verso tutte le persone che ancora oggi bussano alle nostre porte».
Il tema indicato da don Giacomo Tolot riprende un versetto del Vangelo di Matteo, «Non abbiate paura». La dedica è a Giulio Regeni (esposto anche uno striscione per chiedere giustizia), Valeria Solesin e Vittorio Arrigoni e fra i presenti ci sono anche diversi esponenti della Rete solidale che in questi mesi ha dato assistenza ai richiedenti asilo. «Una diretta conseguenza delle guerre - ha ricordato don Pierluigi Di Piazza - sono le decine e decine di migliaia di profughi in cammino». E poi: «Sentiamo presenti fra noi Vittorio Arrigoni, Valeria Solesin e Giulio Regeni, che hanno pagato con la vita la disponibilità e l'impegno».
Fra gli interventi, nella prima tappa spicca il messaggio del professore trevigiano Antonio Silvio Calò e del figlio Francesco, che hanno accolto in casa sei richiedenti asilo. «Vorrei che tutti vedessero l'amore che sprigionano le nostre dita intrecciate», commenta il ragazzo. E il padre: «Non possiamo sempre scaricare la responsabilità sullo Stato. Ognuno, nel suo piccolo, può dare una mano. Invitiamo tutte le parrocchie d'Italia ad aprire le porte perché il Cristo di oggi possa trovare riparo».
Intanto, il G.A.S.(Gruppo di acquisto Solidale) Caneva aderisce alla campagna lanciata da Amnesty International per chiedere la «Verità per Giulio Regeni» attraverso uno striscione da esporre dovunque «per non permettere - afferma Vincenzo Bottecchia - che l'omicidio del giovane ricercatore finisca per essere dimenticato».
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