Lavoro, il sindacato ora sfida i sindaci

Lunedì 23 Gennaio 2017
Lavoro, il sindacato ora sfida i sindaci
Il sindacato provinciale non ci sta e passa al contrattacco. Nel mirino i rappresentanti istituzionali, sindaci in particolare, pronti - secondo la Cgil - a offrire lavoro (anche in forma gratuita) ai dipendenti che vanno in pensione.
Un modo - spiegano i sindacalisti - per bloccare ogni possibilità di accesso dei giovani. «Per questo - spiega Luca Munno, segretario regionale della Funzione pubblica della Cgil - abbiamo scritto una lettera aperta ai sindaci della provincia per rivolgere l'appello ad una maggiore attenzione sul tema delle prestazioni istituzionali rese dal personale ex dipendente, dopo il pensionamento. Pur con forme diverse come ad esempio un rapporto di lavoro di tipo occasionale con voucher o incarichi gratuiti resi da personale ex dipendente, nella sostanza l'effetto è quello di anestetizzare o dilatare qualunque prospettiva di accesso al pubblico impiego. Ciò, come noto, in una complicata e prolungata fase di esiguità di bandi per l'accesso al pubblico impiego, con una percentuale di disoccupazione giovanile che anche nel nostro territorio supera il dato medio dei Paesi europei. Si tratta - va avanti Munno - di situazioni patologiche che gettano una responsabilità, se non giuridica, sociale, economica, politica e morale, su chiunque concorra a realizzarle».
Per questo - rimarca l'esponente sindacale - «Un avvicendamento cadenzato del personale degli enti, che oggi si attesta su un'età media di circa 50 anni, ed una precisa e realistica pianificazione delle assunzioni, costituirebbero sotto tale aspetto un segnale concreto per il territorio, al di là degli impegni estemporanei. Il messaggio che filtra da simili scelte è che il nostro lavoro più che sul lavoro, si accinge ad essere fondato sul (pur nobilissimo) volontariato, una trasformazione che sottrae dignità non solo a chi opera nel pubblico impiego, ma anche a quanti - tantissimi - vorrebbero accedervi e tentano di farlo dopo aver trascorso anni di intensi ed impegnativi studi».
Munno va avanti: «Ciò, accantonando le ulteriori riflessioni su quale possa essere il latente significato che l'assenza di una controprestazione all'attività lavorativa rischia di riflettere nei settori privati. Non vorremmo che ci venisse risposto che gli enti sono impossibilitati ad assumere. In tal senso il ruolo politico non è quello dell'osservatore, ma contempla a pieno titolo il coinvolgimento delle istituzioni legislative, affinché i rigidi vincoli assunzionali siano conseguentemente modificati.
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