La Regione spende troppo

Giovedì 30 Giugno 2016 di I magistrati: le uscite superano le pur buone entrate. Intaccate le riserve degli anni precedenti
TRIESTE - Le entrate aumentano ma la spesa corre più veloce e intacca le riserve della Regione. La tendenza dimostra una condizione evidente: la pacchia degli anni d'oro è finita e i soldi incassati anno per anno non bastano più.
È questo uno dei tratti distintivi della relazione con la quale la Sezione di controllo della Corte dei conti ha accompagnato ieri, nell'udienza solenne in Consiglio regionale, l'annuale Giudizio di parificazione del bilancio regionale. È vero, da un lato, che le entrate siano aumentate nel 2015 del 10,54% (+487,8 milioni), ma al tempo stesso risultano in calo le risorse provenienti dall'esercizio precedente: 1,883 miliardi di avanzo 2014 (senza partite di giro) rispetto ai 2,524 miliardi fra avanzo e trasferimenti diversi. A rendere preoccupante il quadro è soprattutto - come segnala nella relazione il magistrato Fabrizio Picotti - il rapporto fra le risorse generate e quelle consumate nell'esercizio 2015, che vale una foto istantanea ma soprattutto un "film" di prospettiva: lo squilibrio risulta pari a 263,2 milioni. Migliora - è vero - il dato del 2014 (-403,7 milioni), ma non regge il confronto con il 2013 (+675 milioni).
Entrate una tantum. Non solo: a complicare il quadro della gestione finanziaria-amministrativa, peraltro riconosciuto dalla Corte per qualità e legittimità, si staglia la circostanza che il vistoso aumento delle entrate sia riconducibile soprattutto all'impennata delle compartecipazioni fiscali della Regione (+8,44% con 279,8 milioni): un esito spiegabile in larga misura con i 152,1 milioni dovuti a pregresse partite contabili "saldate" dallo stato sulla scorta dell'intesa firmata con la Regione nell'ottobre 2014 (accordo Padoan-Serracchiani).
Debito dimezzato. In compenso il debito effettivo della Regione risulta più che dimezzato dal 2011 al 2015 (da 1,017 miliardi a 485,8 milioni), mentre il debito potenziale (autorizzato ma non realizzato) è del tutto azzerato.
Salute a conti parziali. Quanto alla Sanità, la Corte disapprova l'esclusione dal bilancio consolidato del Servizio regionale dell'Egas (la stazione appaltante centralizzata) e dei servizi informatici, poiché «si determinano una sottovalutazione dei costi aziendali di gestione e l'impossibilità di un loro governo».
Unioni imperative. Un'ampia disamina viene dedicata dai magistrati contabili al ruolo sempre più operativo e non soltanto d'indirizzo di Mamma Regione, passata dall'epoca degli incentivi alle aggregazioni dei servizi fra Comuni ad una collaborazione «eterodiretta», in altre parole dalla persuasione all'imposizione. Il Tar ha riconosciuto legittima la riforma delle Unioni - ricorda la Corte dei conti - ma la ribellione di molti Comuni ha di fatto intralciato la riforma e le spinte eccessive di natura autocratica della Regione sono state annullate sull'altare dell'equiordinazione degli Enti pubblici sancita dalla Costituzione.
Leggi sbagliate. Infine la qualità delle leggi: la Corte rimprovera ancora la Regione di approvare norme di dettaglio con "leggi-provvedimento" che contengono spese puntuali e rendono impossibile il controllo, sebbene mai si debbano violare i principi di ragionevolezza e imparzialità. Tali poste puntuali sono state erogate nel 2015 per 4,449 milioni di cui 2,368 a cultura e sport, 1,171 ad attività economiche e 500 in Sanità.
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