La beffa dei contributi sulla sicurezza

Lunedì 14 Agosto 2017
Leggo che a Porcia due terzi dei contributi assegnati dalla Regione a quel Comune per la realizzazione di impianti antifurto torneranno indietro a Trieste inutilizzati. Se tanto mi dà tanto, non molto diversamente andranno le cose negli altri Comuni del pordenonese. Motivo: per avere il contributo pro sicurezza, il cittadino deve passare attraverso una serie di forche più avvilenti delle caudine sotto cui pianse l'esercito romano. Sembrava una buona iniziativa quella della Regione Fvg di venire incontro con mano al bisogno di protezione avvertito dalla gente dopo le sistematiche scorribande ladresche perpetrate in casa altrui dai malviventi calati nella penisola da Est e da Sud. Sennonchè, come accade per ogni elargizione di facciata, si è stabilito che, per godere del finanziamento, il beneficiario deve sottostare ad alcune condizioni: cifra massima ottenibile 1.500 euro, costo dell'impianto compreso tra 1.000 e 3.000 euro, periodo di installazione compreso tra l'1 gennaio e 31 maggio 2017, residenza da due anni in regione, casa di proprietà, esclusi i videocitofoni. Già a questo punto della lista sorgono alcune domande. Sanno in Regione quanto costa una apparecchiatura antintrusione di medie prestazioni? Per stare stretto: non meno di 5.000 euro. E il senso del periodo circoscritto di messa in opera dell'aggeggio ce lo vogliono spiegare? E il povero cristo che risiede in regione solo da un anno lo lasciamo alla mercè dei ladri? Per non dire dell'ultimo requisito: redditi familiari non superiori a 35mila euro. Con quel che costa la vita, pensano che una famiglia con quella cifra campi e possa anche accantonare il gruzzoletto antirapina? Il giudizio è: un provvedimento privo di strategia e gonfio di demagogia, in parole povere tanto fumo e poco arrosto.
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