In un anno chiuse cento stalle L'invasione del latte straniero

Venerdì 12 Febbraio 2016
La provincia delle latterie, che al centro di ogni paese aveva uno spaccio di latte e derivati e che in campagna pullulava di stalle che sfornavano un prodotto nostrano e garantito, sta morendo. Cosa sta succedendo? Semplice, il settore della zootecnica è stritolato, tra norme diseguali all'interno dell'Unione Europea, costi di ammortamento insostenibili e prezzi di vendita del singolo litro di latte che se va bene pareggiano quelli di produzione. E nel Pordenonese le stalle chiudono, sgombrando il campo all'invasione del prodotto straniero che anche nel Friuli Occidentale viene rimarchiato e venduto negli spazi lasciati vuoti dai produttori nostrani che hanno gettato la spunga. Il fenomeno è nazionale, ma in provincia di Pordenone si sente in modo più accentuato. I dati della Coldiretti (sempre relativi allo Stivale) sono quelli di un bollettino di guerra: chiudono 60 tra stalle e fattorie ogni giorno. A questo ritmo, insomma, l'allevamento di casa nostra rischia di scomparire tra trent'anni. E nel Pordenonese non va meglio. Solo nel 2015, infatti, si è registrato un calo del 20% relativo alle stalle ancora attive sul territorio. Erano più di 300 qualche anno fa, sono meno di 200 oggi. Un'ecatombe. Dovuta a cosa? Lo spiega il numero uno di Coldiretti a Pordenone, Cesare Bertoia: «Il sistema dei prezzi - attacca - non regge più. Si vende un litro di latte a 35-37 centesimi, quando il costo unitario di produzione si aggira sui 38 centesimi. E chi ha investito di più, spesso non ce l'ha fatta». Ecco il punto, che riguarda i costi d'ammortamento legati agli investimenti necessari. Sì, necessari, perché dettati dalle normative igienico - sanitarie che sono mutate nel tempo. A pagare lo scotto, però, sono stati gli imprenditori più virtuosi: «Chi si è adeguato con lavori importanti - spiega sempre Bertoia -, e parliamo di tanti giovani che avevano provato l'inserimento nel settore, ha dovuto chiudere la stalla. Non ha più retto l'impatto con i costi legati all'investimento, considerando un guadagno quasi nullo dalla vendita. È così che stiamo facendo morire le nostre stalle, stritolate dalla difformità normativa». Ha retto invece la vecchia guardia, che l'ammortamento dei costi ce l'aveva già alle spalle. La moria delle stalle è omogenea: ha colpito leggermente di più le prealpi, senza però risparmiare la pianura. Ogni mese rischia di chiudere i battenti un'azienda, e la concorrenza del latte straniero morde sempre più forte. «Rischiamo di perdere un settore chiave - è l'allarme di Bertoia - che è stato la spina dorsale del territorio». E chi è rimasto? Perlopiù sopravvive, in una costante guerra del prezzo che una filiera sempre più lunga rende estenuante come una battaglia in trincea. «I costi sono raddoppiati (sì, raddoppiati, non è un eufemismo) in meno di un decennio - fa sapere il numero uno di Coldiretti. Il prezzo di vendita, invece, è quello di 20 anni fa. Non è possibile sopravvivere in queste condizioni». E la soluzione non c'è. O meglio, va cercata nelle stanze di Bruxelles, all'Unione Europea. Intanto nel Pordenonese ha chiuso una stalla su cinque, e la provincia delle latterie è quasi scomparsa.
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