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Mercoledì 26 Ottobre 2016 di Dopo i successi elettorali, si delinea un duello fra Fedriga e Riccardi per la candidatura nel 2018
TRIESTE - Due contendenti e un imponderabile convitato di pietra. Tutti sulla strada di Trieste. Ecco la condizione di prospettiva regionale che esce dal voto di Monfalcone e Codroipo, dove le due provvisorie ma clamorose affermazioni del centrodestra ipotecano le elezioni regionali della primavera 2018.
I contendenti sono di facile intuizione: da una parte il forzista Riccardo Riccardi, scuola Biasutti, già assessore e ora capogruppo in Consiglio, forte di un'intelligenza singolare e di una capacità di visione che appaiono beni infrequenti nel paesaggio politico. Dall'altra Massimiliamo Fedriga, segretario della Lega del Fvg, capogruppo del Carroccio alla Camera, giovane e dinamico. Perfetto epigono di Matteo Salvini in salsa autonomista speciale.
Riccardi naviga con il nuovo vento in poppa di una larga vittoria - peraltro non scontata - nella sua Codroipo. Fedriga festeggia la brillante performance leghista nella rossa Monfalcone.
Ma chi si candiderà per strappare lo scettro presidenziale a Debora Serracchiani? I forzisti respirano la convinzione che Fedriga, alla fine, dopo aver alzato il prezzo nel confronto interno alla coalizione, opterà per una conferma alla Camera. Ma dal Carroccio giungono note contrarie: niente candidature per negoziare, solo una candidatura vera e definitiva. Per garantire insieme la coesione del centrodestra e la vittoria nelle urne.
Le battaglie furiose su Sanità e Unioni comunali, unite alla paura sociale delle emergenze migratorie, saldano un copioso valore aggiunto alla netta tendenza dell'elettorato regionale, complice anche una certa risacca dei consensi grillini sul territorio.
Ma proprio nel confronto dialettico Fedriga-Riccardi assume un senso l'esistenza del convitato di pietra: l'ex presidente Renzo Tondo. A parole condurrà vita ritirata, tutt'al più da padre nobile. Ma molti sono pronti a scommettere che a pochi mesi dal voto compirà una sortita, un genere strategico che peraltro gli è connaturato.
L'importante, come ripete Fedriga, è proporre ai cittadini un candidato unitario e sostenerlo sul serio. Da questo obiettivo il centrodestra è ancora piuttosto lontano, sebbene possa contare sulla circostanza che molti stiano votando a destra soprattutto perché non vogliono più votare a sinistra. Una sorta di verità negativa, per sottrazione, di chi affronta il disagio di una vita complessa e fa fatica a trovare nella politica le risposte promesse.
Il centrosinistra sta facendo incetta di flagelli per infliggersi punizioni politiche facendosi del male alla maniera resa celebre da Nanni Moretti. Prepara processi di salute pubblica con altrettanto pubbliche esecuzioni. Ma intanto, a testa bassa e denti stetti, tiene duro sulle trincee che conquistò nel 2013 grazie alle ragioni specularmente medesime che ora, invece, le minacciano con fuoco travolgente. Antonella Grim, segretario regionale, resisterà almeno fino alla grande boa del referendum costituzionale, il 4 dicembre. Poi è assai probabile che abbandoni il campo di regata, come la invita sonoramente a fare la minoranza Dem con in testa il senatore Lodovico Sonego. Il quale ironicamente chiosa: «Si va così, renzianamente, di vittoria in vittoria».
Tace Serracchiani di fronte all'amletico dubbio: candidarsi per restare in Regione, con il rischio di una Caporetto personale e collettiva, oppure puntare alla Camera? Carl von Clausewitz, maestro dell'arte della guerra, predicava che in ogni battaglia occorra prefigurare una via di fuga.
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