I sindaci ribelli ora rilanciano: «Sulle Uti la Regione ci ha tradito»

Venerdì 24 Giugno 2016
UDINE - I sindaci "ribelli" che sulla riforma delle autonomie locali avevano deposto le armi martedì sera firmando l'accordo con la Regione, mediatore l'Anci Fvg, ieri si sono sentiti traditi dalla maggioranza di Governo e annunciano nuove battaglie. Avevano firmato la "pace" dietro l'impegno scritto della Regione ad azzerare il taglio del fondo perequativo. Ieri, però, in Consiglio regionale quell'accordo è stato trasformato in un emendamento di modifica della legge 26 che, secondo i sindaci, non mantiene i patti, evidenziano Piero Mauro Zanin, Renato Carlantoni e Pierluigi Molinaro.
«È stato azzerato il taglio per il 2016 per i Comuni non entrati nelle Uti, ma per il 2017 e il 2018 sono previste riduzioni delle risorse del fondo ordinario per i Comuni che, pur adeguati a gestire in proprio le funzioni, decidano di non entrare nelle Uti».
È questo il punto di nuovo scontro. «Togliere tutte le penalizzazioni era una condizione per ristabilire la leale collaborazione». Quindi? «La prossima settimana definiremo le azioni di lotta», anticipano.
Un'altra occasione di alta tensione in Consiglio ci sarà martedì 5 luglio, quando in Aula arriverà la richiesta di ammissibilità del referendum per abolire la riforma sanitaria. Ieri l'Ufficio di presidenza non ha trovato unanimità di posizione sul quesito (Pd contrario) e così il cerino è passato in Consiglio. La materia ora assume connotati politici. Il centrosinistra, che ha voluto la riforma, darà la parola ai cittadini? Per stoppare il corso referendario serve un voto a maggioranza assoluta, quindi di almeno 25 consiglieri. La maggioranza ne ha 27 compreso il presidente del Consiglio, che abitualmente non vota. Dovrà essere compatta.
Antonella Lanfrit

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