«I rapporti finanziari con lo Stato sono la vera partita nel rinnovo del patto

Giovedì 1 Settembre 2016
«I rapporti finanziari con lo Stato sono la vera partita nel rinnovo del patto Padoan-Serracchiani e su questo punto i principi che si adottano sono fondamentali. Per quanto ha fatto e detto sin qui, la presidente della Regione sbaglia su tutto il fronte. Inoltre, il perno del ragionamento deve essere la Sanità».
Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Riccardo Riccardi, reagisce così alle anticipazioni che la presidente ha dato l'altro giorno alla festa Pd di Osoppo a proposito del metodo e dei contenuti sui quali sta ragionando per il rinnovo del patto firmato nel 2014 e che nel 2017 deve essere riduscusso. Serracchiani ha detto di partire dal patto esistente per mettere inoltre nel conto impegni economici per l'antisismica, i piani di bonifica e un'accelerazione sul trasferimento di qualche competenza, potrebbe essere istruzione e o beni culturali.
«Ma il problema non è un euro in più per la crisi del momento, il sisma, o l'istruzione - tuona Riccardi -. La questione è che lei sbaglia impostazione». Se il precedente patto Tondo-Tremonti «affrontava la partecipazione del Friuli Venezia Giulia alla crisi del Paese con un approccio federalista, cioè mi assumo competenze e non ti do soldi, oppure ti do i soldi», riassume Riccardi, quello della Serracchiani «per quattro soldi demolisce il principio di autonomia quando manleva lo Stato sulle competenze della spesa, anche nei casi in cui le altre Regioni speciali vincono in tribunale». Riccardi concede che «i patti sono stati scritti in tempi diversi e che ogni atto ha i suoi punti di forza e di debolezza», ma per la prossima scadenza insiste sulla necessità di un cambio di strategia. «Non può essere che si decida il metodo delle entrate, ma la spesa e le sue variazioni non siano in mano alla Regione».
L'esempio della Sanità, che la Regione paga con il suo bilancio dal 1998 a seguito di un accordo sulle compartecipazioni, per Riccardi è quello centrale. «Noi la gestiamo al pari delle altre Regioni ordinarie, ma la paghiamo noi, senza però avere in mano le leve della spesa: il contratto dei sanitari si fa Roma; i livelli minimi di assistenza li decide lo Stato».
E allora? «Il patto deve definire la procedura dei rapporti, individuando competenze; valore della spesa; strumenti della spesa, cioè chi la determina; capacità di adeguamento delle entrate rispetto alla spesa». Riccardi è convinto che «ora c'è un divario a nostro sfavore tra le compartecipazioni pattuite nel '98 per pagarci la sanità e ciò che alla Regione spetterebbe se invece fosse lo Stato a pagarla».
E poi c'è un altro punto nevralgico da affrontare: «Lo Stato deve riconoscerci la buona capacità di spesa e il bilancio in ordine, per il quale nei tempi recenti la prima mossa la fece il presidente Tondo mettendo nel 2008 a bilancio 100 milioni per l'abbattimento del debito», afferma Riccardi. Il che significa, per esempio, che «l'Fvg non può continuare ad avere il blocco del turnover sui dipendenti degli enti locali quando abbiamo dimostrato di saper spendere meno e meglio di altri. Servono regole diversificate».(((lanfrita)))

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