Fugati i dubbi sul Dna e sul delitto di Brescia

Sabato 24 Giugno 2017
UDINE - Il Dna ignoto individuato dal Ris di Parma nel bossolo recuperato nell'auto delle vittime, tra la leva del cambio e il sedile del guidatore, non appartiene a Giosuè Ruotolo. Il biologo Vincenzo Agostini, consulente della difesa, è convinto che appartenga a una donna e che i carabinieri del Ris avrebbero dovuto procedere al «calcolo dell'indice di verosimiglianza». Ieri a difendere l'operato dei suoi uomini, c'era il colonnello Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma, lui stesso biochimico. Ha confermato che la traccia biologica era esigua. Si decise di effettuare il test del Dna, anzichè individuarne la natura, perchè avrebbe dato la risposta più importante: idenfiticare una persona. «Le analisi - ha specificato - sono state effettuate in replica e senza alcuna diluizione del materiale a disposizione». E per dimostrarlo ha depositato i report con registrati tutti i passaggi, a partire dal momento in cui il reperto arriva in laboratorio, del test del Dna. Lago ha riferito anche sulla comparazione, chiesta il 24 settembre 2015 dalla Procura di Pordenone, tra i bossoli dell'omicidio di Pordenone e quello di Tiziano Stabile a Brescia (pista indicata da Lorenzo Kari). «L'unica correlazione era il calibro: 7,65 - ha detto Lago - È escluso che la pistola usata per Stabile sia quella usata a Pordenone».
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