Fuga dall'Italia via Tarvisio

Mercoledì 21 Settembre 2016 di Allarmante crescita: passati da 80 casi all'anno a 5-6 al giorno, con punte di 10
TRIESTE - Tarvisio non soltanto riprende ad essere portale stradale in entrata per i migranti diretti in Italia. Adesso comincia anche il flusso contrario, per ora con numero piuttosto piccoli. Ma il segnale è già chiaro.
Senso inverso. I controlli sistemativi delle pattuglie miste bloccano i passaggi via ferrovia: a Villach per chi puntasse all'Italia e a Tarvisio Boscoverde per chi voglia tentare la carta transalpina. Finora, dall'inizio dell'anno, i migranti in salita dall'Italia all'Austria erano stati contati sì e no un'ottantina. Ma da qualche giorno se ne vedono sui treni 5-6 al giorno, con punte di 10.
Connessi. I migranti - in un senso di viaggio o nell'altro - hanno tutti lo smartphone, spesso dei modelli più avanzati. Per loro stare costantemente connessi al mondo e sapere dove andare, per dove passare, non è un problema. Così non è un mistero che Ventimiglia sia blindata, Fortezza un blocco efficace. Si sa benissimo che fra Como e Chiasso insiste un accampamento di stranieri attendisti speranzosi, anche se la Svizzera è un autentico miraggio.
La porta dell'Est. Resta ancora Tarvisio, sebbene la posizione austriaca sia netta da tempo: qualora i numeri dovessero diventare troppo importanti, si stenderà una rete da un capo all'altro del portale, a Coccau. E festa finita. Del resto il centro di identificazione sta lì a pochi metri dal primo suolo d'Italia e occorrono soltanto 24 ore per rendere operativa una struttura che ancora oggi sembra un fortino senza guarnigione.
I veti transalpini. La sola fortuna del portale friulano, dal punto di vista di chi sta al di qua della frontiera austriaca, è che uscire dal Friuli e approdare alla Carinzia promette in ogni caso un elevato rischio di essere respinti dalla Germania e dall'Austria medesima, la cui stretta sull'accoglienza viene resa imperativa dall'imminenza elettorale in un Paese che conferma nei sondaggi il primato dei liberal-nazionali della Fpö, il partito fondato da Jörg Haider.
E allora cosa fare? Tentare la fortuna all'Est è mestiere da temerari: il Gruppo di Visegrad, dalla Polonia all'Ungheria passando per Cechia e Slovacchia, non ne vuole sapere di profughi. E Lubiana, da parte sua, di muri ne ha già eretti perfino lungo l'istriano fiume Dragogna, separando con il ferro le comunità locali. La Slovenia è pronta a difendere la frontiera di Schengen con la Croazia spiegando polizia, soldati e ulteriori barriere fisiche.
Migranti fai da te. Una consolazione - se di consolazione si possa parlare - è l'assenza apparente di organizzazioni criminali sistematiche: tutti o quasi tutti i migranti che arrivano in treno dall'Austria e vengono bloccati a Villach (o viceversa si ritrovano davanti alla Polizia a Tarvisio dopo aver risalito il Friuli) sono auto-organizzati e non hanno pagato il pizzo a trafficanti di uomini per passare le Alpi. Fermati a Villach o a Tarvisio proseguono a piedi: chi sull'autostrada di Alpe Adria com'è il caso degli ultimi rintracci, chi lungo la statale Pontebbana che in Carinzia diventa Bundestrasse 84, chi per la laudatissima e assai frequentata ciclabile internazionale che fu la vecchia sede ferroviaria.
Strategie asimmetriche. «Dobbiamo diventare più dinamici nei nostri controlli così come sono dinamici i flussi dei migranti», sussurrano i ragazzi della Polizia di frontiera mentre osservano le smilze file indiane di richiedenti asilo che dall'uscita dell'autostrada scendono verso la loro caserma, a Tarvisio Bassa. Perché i migranti hanno fegato, smartphone e social media. Nel cuore di chi ha fatto già migliaia di chilometri sognando le nuove terre promesse non c'è spazio per la rassegnazione e la rinuncia.
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