Fidanzati uccisi, foto choc in aula

Martedì 18 Ottobre 2016
Quando si abbassano le luci, il proiettore della Corte d'assise non rimanda i volti sorridenti a cui ci avevano abituato le foto postate su Facebook dai fidanzati uccisi nel parcheggio del palasport il 17 marzo 2015. Le ultime immagini di Teresa Costanza (30 anni) e Trifone Ragone (28) sono brutali, spesso inguardabili per la loro crudezza. Anche Giosuè Ruotolo, sospettato dell'assassinio della coppia, distoglie lo sguardo. E si tormenta i pollici quando il medico legale Giovanni Del Ben mostra il suo commilitone, un atleta di 1 metro e 90, senza vita nella sala autopsie. Le sole parole del consulente non avrebbero mai potuto mostrare alla Corte, chiamata a giudicare il sospettato, l'orrore di quella che è stata un'esecuzione.
Giovanni Del Ben è stato esaminato per oltre un'ora e mezza. La sera del delitto arrivò nel parcheggio poco dopo le 21.30. Con lui c'era anche l'anatomo patologo Renzo Fiorentino. Nella Suzuki Alto bianca c'erano due giovani insanguinati, entrambi con la testa reclinata verso sinistra. Ragone era seduto al posto del passeggero, la gamba destra fuori dall'auto. Si pensò a un omicidio-suicidio perchè vicino al piede di Trifone era stato trovato un bossolo e sulla sua testa si notava soltanto un foro. Gli altri due erano coperti da rivoli di sangue. «Esaminando il corpo - ha riferito Del Ben - mi resi conto che la traiettoria del colpo escludeva il suicidio. Una volta rimosso il corpo fu chiaro che nell'auto non c'era alcuna pistola».
L'autopsia dice che Teresa e Trifone sono stati colti di sorpresa, uccisi con un'azione fulminea. Il loro decesso è stato istantaneo. Ragone è stato colpito tre volte: dall'alto verso il basso è stato sparato il proiettile fuoriuscito dall'orecchio sinistro e ritrovato conficcato nella portiera; un secondo colpo, entrato dalla mandibola, si è fermato tra la prima e seconda vertebra cerebrale; il terzo è stato recuperato vicino all'orecchio sinistro. Sono stati sparati da 25/40 centimetri, tranne uno, forse l'ultimo, esploso da 7/10 centimetri, quasi vicino alla tempia, come fosse il colpo di grazia.
Teresa aveva la testa appoggiata alla portiera, un ciuffo di capelli biondi uscivano dal finestrino. È stata uccisa con due colpi che le hanno fratturato la scatola cranica. «Quando è stato sparato il primo - ha detto Del Ben - guardava la pistola». Il secondo l'ha raggiunta che la sua testa si era già reclinata verso il finestrino. Teresa, dunque, ha visto in faccia l'assassino. La lesione che aveva al labbro potrebbe essere stata provavata dal proiettile uscito dal corpo di Trifone o, molto più probabile, dal sesto colpo. Quello andato a vuoto perchè ha colpito il volante e, deviato dalla lamiera, andrà a infrangere il finestrino.
«Trifone - ha specificato Del Ben - Guardava il parabrezza, i colpi sono stati tali da non consentire reazioni da parte sua». Ha poi riferito che il killer ha sparato in piedi, aveva una statura normale e probabilmente, nonostante abbia allungato il braccio nell'abitacolo per sparare i sei colpi (eccetto il primo esploso dall'esterno), non si è sporcato di sangue. È un particolare su cui si sono soffermati, non a caso, sia la difesa che la parte civile. Nell'Audi A3 di Ruotolo, esaminata a distanza di sei mesi, non sono state trovate tracce ematiche. Per Del Ben chi ha sparato non è stato «ragionevolmente» raggiunto da schizzi di sangue: nè di Trifone nè Teresa.
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