«Così fanno a pezzi l'autonomia»

Martedì 30 Agosto 2016 di «Con la clausola di supremazia lo Stato avrà sempre mano libera sulle competenze speciali»
TRIESTE - «La Regione potrà restare con un pugno di mosche in mano nonostante l'osannata intesa», quella prevista dal nuovo testo costituzionale con lo Stato per modificare le sue prerogative di autonomia.
Mauro Travanut, consigliere regionale del Pd, mena fendenti diretti senza il linimento dei toni diplomatici per manifestare contenuti duri. Il Pd di Debora Serracchiani annovera molti addetti alla contraerea politica, ma anche voci di coscienza critica che si fanno veementi quando in ballo c'è la specialità di questo molteplice Friuli Venezia Giulia.
Travanut, il filosofo che divulga il Logos di Platone e maneggia agilmente la Ragion pratica di Kant, ricorda alla sua presidente nonché vicesegretaria nazionale di partito, dopo le ultime dichiarazioni rese al Gazzettino, che «nella riforma dello statuto, di solo poche settimane orsono, il senatore Russo ha introdotto in Parlamento il noto emendamento sull'area metropolitana, inviso a lei ed al Consiglio regionale del Fvg». Una norma non voluta a Trieste ma che «in barba ad ogni possibilità di intesa e nonostante la contraria proposta regionale è diventata legge costituzionale». In altre parole: lo Stato dà le carte e regola ogni partita, autonoma o non autonoma. Altroché intesa obbligatoria, tuona Travanut.
«Si tratta, come tante altre, di una norma più sciocca che inutile. «Del resto la Presidente dovrebbe sapere, proprio per esperienza personale, quanto valgono le intese come ad esempio quella da lei firmata con il Governo nel 2014, che ha comportato subito la rinuncia a giudizi costituzionali vinti in partenza e solo un anno dopo ha reso necessaria l'impugnazione della legge nazionale di stabilità che ignorava l'intesa, continuando a sottrarre risorse essenziali». Per giunta «in un caso e nell'altro il governo era lo stesso», sebbene «non si tratti di un problema di schieramento politico bensì di visione istituzionale, cioè di valutazione o, come nel caso della riforma costituzionale, di svalutazione dell'autonomia regionale».
Quanto al principio di supremazia dello Stato in caso di mancato accordo Governo-Fvg, che Serracchiani considera inapplicabile alle Regioni speciali, Travanut ricorda che «il rispetto dell'interesse nazionale è connaturato al sistema fin dalla nascita della Costituzione». In caso contrario, «il Fvg potrebbe dichiarare guerra alla Carinzia o al Veneto», sebbene in tale evenienza - scherza l'esponente Dem - «prima ancora della Corte costituzionale se ne occuperebbe la psichiatria».
Ma se, da un lato, «il rispetto dell'interesse nazionale è insito sempre e comunque, a pena di illegittimità, anche nelle leggi delle regioni», Travanut osserva che «la nuova clausola di supremazia introdotta dalla riforma costituzionale è cosa del tutto diversa». Infatti «non si presenta come un principio fondamentale, bensì come una legge proposta dal Governo con la quale lo Stato è autorizzato a legiferare liberamente anche nelle residue competenze regionali». Ed è chiaro che una prospettiva di tal genere «è devastante per l'autonomia ma si colloca perfettamente nel programma neocentralista di questa disgraziata riforma».
E poi si tratta di una competenza attribuita allo Stato, come dire che «non si vede come non si applichi sempre a tutte le Regioni senza differenza tra ordinarie e speciali - conclude Mauro Travanut - tanto più che il richiamo all'interesse nazionale è già presente negli statuti speciali».
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