PORDENONE - «Oggi Atap vede fra gli azionisti di maggioranza i comuni e l'ex Provincia, questo consente agli stessi di esercitare un controllo sulla qualità del servizio. Domani l'unico controllo sarà quello messo in atto dalla Regione in riferimento al mancato rispetto del bando di gara. Un aspetto che non viene preso in considerazione da una parte della politica locale che sembra soffrire di strabismo. C'è una contraddizione, infatti, fra la richiesta di rispristinare la Provincia e l'impazienza dimostrata nel dismettere un'attività pubblica che finora ha peraltro prodotto utili per gli azionisti». La Cgil provinciale e la Filt-Trasporti non hanno dubbi: le quote Atap non vanno vendute. «La vendita - prosegue la nota - determinerà certamente nell'immediato un consistente flusso di cassa, ma, con il passaggio al privato delle quote, alcune zone, quali ad esempio la montagna ed i piccoli comuni, rischiano di perdere il servizio in quanto non sufficientemente remunerativo». «Insomma - secondo il sindacato - a noi pare che si stia ragionando secondo il vecchio detto: meglio una gallina oggi che un uovo domani. Un atteggiamento che pecca di scarsa lungimiranza e che, soprattutto, finirà con il ricadere su chi usufruisce del servizio pubblico e sui lavoratori che tale servizio garantiscono». Come Cgil si aggiunge «siamo convinti che sia un errore vendere l'azienda trasporti, normalmente ci si libera di un'impresa che produce di anno in anno un disavanzo, e mai di un'attività che produce utili. Questo fa parte dell' abc del buon imprenditore. Ritornando alle quote Atap siamo convinti che la proprietà dell'azienda del trasporto locale debba rimanere in mani pubbliche. La quota della Provincia deve passare alle istituzioni che ne prenderanno il posto, le quali non devono cedere le proprie partecipazioni, un'opportunità che consentirebbe ai comuni di essere protagonisti nella gestione nei prossimi 10 anni».
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