Asili nido a misura di tasca

Sabato 2 Luglio 2016 di Migliora il numero di posti, si tagliano le rette ma aumentano i casi di rinuncia
TRIESTE - L'avvio di nuove strutture o anche l'ampliamento dei servizi di asilo nido e "micronido" pubblici con l'incremento del numero dei bambini accolti, tagliando una buona volta le liste d'attesa. Ma anche il mantenimento degli attuali livelli di servizio, sempre rigorosamente pubblico, mediante il sostegno ai costi di gestione dei posti esistenti nella prospettiva della riduzione dell'importo delle rette a carico delle famiglie, visto che i genitori appaiono scoraggiati dal costo, che sempre più spesso diventa un lusso dopo essere stato un diritto o averne, almeno, assunto le sembianze.
Ecco lo spirito di una delibera approvata ieri dalla Giunta regionale su proposta dell'assessore Maria Sandra Telesca, che punta a impiegare al meglio risorse pari a 2,052 milioni di euro provenienti dalle casse dello Stato in base al piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema dei servizi socioeducativi per la prima infanzia, contemplato nel magma normativo della legge nazionale di stabilità 2015. Questi quattrini affiancano i 6 milioni messi in campo dalla Regione fra la legge di stabilità Fvg del 2016 e la prossima manovra estiva.
Sarà ora Mamma Regione a trasfondere in ragion pratica l'idea della missione, potenziando con la concretezza dei soldi il nuovo regolamento: prevede per famiglie con indicatore di reddito Isee fino a 30mila euro abbattimenti delle rette da 90 a 200 euro, considerando che tali oneri arrivano anche a sfiporare i 500 euro al mese. E poi adesso i soldi si anticipano e non si erogano più a valle della spesa con rendicontazione.
Tuttavia si parte da una base da non gettare alle ortiche. Anzi: «I risultati delle politiche intraprese si possono notare dal confronto tra le rilevazioni effettuate dall'Amministrazione nel periodo tra il 2007 e il 2011 - spiega Telesca - ossia l'aumento di circa 1.700 posti della ricettività dei servizi con particolare crescita nei nidi d'infanzia (più di mille posti) e soprattutto un incremento di iscritti ai nidi di 700 bambini».
Numeri che peraltro trovano conferma nel più recente Rapporto di monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi per la prima infanzia del Governo (dicembre 2014), che pone il Friuli Venezia Giulia, con il 26,4%, al di sopra dell'indicatore medio nazionale di copertura territoriale (21,8%), oltretutto con un tasso di variazione dell'indicatore tra il 2008 e il 2014 del 7,4%. Si tratta del numero di bambini-utenti rispetto ai posti offerti nei servizi pubblici e privati.
Le note dissonanti cominciano leggendo la relazione fra i posti offerti e i bambini iscritti: «Dopo un positivo andamento dal 2007, nel 2012 si riscontra una flessione, anche se limitata, nelle iscrizioni dei servizi - dettaglia l'assessore regionale - e in particolare nei nidi d'infanzia, che perdura negli anni seguenti». Per carità, «tale diminuzione rispecchia l'andamento a livello nazionale», ma ciò che inquieta è la causa, che si legge nelle carte stesse della Regione: «Una diminuzione della quota di partecipazione dei Comuni ai costi dei servizi, dovuta anche ad una minore capacità di spesa, che nel territorio della Regione Friuli Venezia Giulia ha comportato una diminuzione dei posti convenzionati con un relativo aumento della partecipazione ai costi da parte degli utenti». In altre parole: niente soldi, niente musica. È il medesimo refrein delle cure mediche alle quali si rinuncia, del dentista dal quale non si va più. Costa.
Dev'essere per questa ragione che Telesca ha deciso di riservare due terzi dei soldi sul piatto statale proprio alla riduzione delle rette a carico dei genitori dei bambini, facendo delle rette degli asilo-nido una delle migliori armi del welfare regionale.

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