«Forse, se nel 2008 ci fosse stato il prefetto Laganà, io, mia

Sabato 9 Gennaio 2016
«Forse, se nel 2008 ci fosse stato il prefetto Laganà, io, mia moglie e mia figlia ci saremmo risparmiati qualche sofferenza». Mentre sui social network c'è chi attende la riapertura del tiro a segno di Pordenone, chiuso da oltre un mese in seguito a un provvedimento della Prefettura, quello pubblicato da Daniele Moras nel suo profilo Facebook è lo sfogo di chi, nel 2008, è entrato in un incubo le cui conseguenze non si sono ancora concluse. Moras è infatti una delle persone coinvolte, nel 2008, nell'incidente mortale avvenuto all'interno del poligono, in seguito al quale, ricorda, «ha rimesso la vita un tesserato del Tsn e altri due, me compreso, sono rimasti ustionati su oltre il 70 per cento del corpo. Senza parlare di un collaboratore del Tsn anch'egli rimasto gravemente ustionato». Oggi l'uomo, 46enne di Sacile, di professione dentista, non entra nel merito della vicenda giudiziaria seguita alla tragedia, né della diatriba sulla sicurezza della struttura che oggi contrappone il sodalizio alla Prefettura (con quest'ultima che ha deciso la sospensione dell'attività in attesa che vengano effettuati una serie di interventi di adeguamento, mentre l'associazione si rifà a un documento che attribuisce al solo ministero della Difesa le competenze relative all'agibilità di questo tipo di impianti) ma non nasconde l'amarezza di fronte alla nuova vicenda: «Ancora a distanza di anni - scrive - mi tocca leggere che il poligono del Tsn di Pordenone chiede di congelare il provvedimento di sospensione dell'attività deciso dal prefetto Maria Rosaria Laganà secondo la quale "ci sono adeguamenti sul fronte della sicurezza da realizzare". A distanza di anni, chiedono ancora tempo per adempiere agli interventi di adeguamento per la sicurezza se la legge impone loro tali interventi".
Ma l'intervento di Moras è rivolto soprattutto al comitato delle madri di giovani atleti, che hanno scritto al prefetto manifestando preoccupazione per l'attività agonistica dei figli e che all'epoca erano consigliere e frequentatrici del centro, «ma che non si sono mai preoccupate di scrivere una lettera a mia moglie o a me: «Capisco la necessità di allenare i propri figli per gare di qualsiasi livello, ma perché allora, invece di chiedere al prefetto di congelare il suo provvedimento a tutela anche dei loro stessi figli, mariti o altri tesserati, non hanno scritto a chi di dovere per utilizzare il poligono del centro sportivo della brigata Ariete, fra l'altro distante poche centinaia di metri da quello del Tsn, almeno fintanto il prefetto non lo riterrà a norma?».
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