«Cercano di uccidere la cultura»

Domenica 7 Febbraio 2016
La morte di Giulio Regeni rappresenta un attacco alla libertà accademica. Lo sostiene con forza Neil Pyper, dell'Università di Coventry, su The Conversation: «Quelli di noi che hanno lavorato e trascorso del tempo con lui sono in lutto, ma soprattutto siamo furiosi per le modalità della sua morte». «Il caso di Giulio - prosegue Pyper - ha anche implicazioni molto più ampie per l'istruzione superiore del Regno Unito e non solo». Le Università si stanno sempre più internazionalizzando al loro interno e producono ricerche di spicco in diverse aree del mondo e ciò rappresenta una grande ricchezza. «L'assassinio di Giulio è una sfida chiara a questa cultura e richiede una risposta» afferma Pyper. E le Università non possono essere lasciate sole. Mentre sono in corso le indagini da parte delle autorità egiziane e italiane e si domanda giustizia e piena trasparenza sull'accaduto, dal mondo accademico del Regno Unito si chiede anche al Governo britannico un intervento che chiarisca come non sia tollerato alcun abuso su studenti e ricercatori. Su questo punto verrà lanciata una petizione, si legge ancora nell'intervento, reperibile on line. Intanto due accademici di Cambridge hanno inviato una lettera aperta di protesta al presidente egiziano Abdelfattah al-Sisi sulla morte di Regeni. «La comunità accademica era arricchita dalla sua presenza e subisce la perdita di un giovane ricercatore il cui lavoro affrontava questioni di vitale importanza per la nostra comprensione della società egiziana contemporanea» dichiarano.
Il rettore dell'Università friulana, Alberto Felice De Toni, ricorda come insieme ad altri colleghi italiani ottenne una dichiarazione congiunta dall'European University Association (Eua), che rappresenta 850 Università, in occasione della strage al Garissa University College in Kenya, 10 mesi fa. Un minuto di silenzio per le vittime venne osservato negli atenei europei e nella nota ufficiale si sollecitava a riconoscere il fenomeno ormai diffuso degli attacchi contro l'istruzione superiore.
«Non si tratta di scontri tra culture ma tra ignoranze perchè la cultura vera non è materia di scontro» sottolinea il professor De Toni. «La formazione, prima che della capacità professionale, sta alla base della capacità critica e della libertà di pensiero». Chi ha infierito su Giulio Regeni, per De Toni - teme la cultura e la capacità critica, strumenti di comprensione e interconnessione tra diversità. C'è una sorta di "circolo virtuoso", osserva il rettore - tra conoscenza, cultura, equità di accesso, libertà e democrazia. L'oscurantismo cerca di spezzarlo.
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