Rosetta abbraccia la "sua" cometa

Giovedì 29 Settembre 2016
«Un po' di malinconia c'è. Perchè vede, la missione Rosetta è nata qui a Padova. La prima riunione la facemmo ad Asiago nel '95. Avevamo da poco finito l'analisi dei dati della missione Giotto. Scrivemmo ai partner europei e poi sottoponemmo il progetto all'Esa che ce l'approvò. Non c'era tempo da perdere doveva partire entro il 2001. Costruimmo in fretta gli strumenti, poi il razzo ebbe dei problemi e rimandammo al 3 marzo del 2004. Avevamo solo un'ultima cometa disponibile per agganciarla».
Il professor Cesare Barbieri è stato l'anima della spedizione che ha portato per la prima volta uno strumento umano a conoscere com'è nato l'Universo. «E domani alle 13 sarò su Rai Scuola per commentare l'ultimo atto di questa avventura», ovvero il cometaggio del satellite, che dopo dieci anni di viaggio il 6 agosto del 2014 raggiunse l'obiettivo, sganciando il 12 novembre il lander Philae. Arrivato sulla cometa il modulo rimbalzò finendo in un crepaccio. È stato visto solo due settimane fa. Invece la Wide angle camera, costruita dai Dipartimenti scientifici dell'Università è stata lo strumento principe della missione, scattando decine di migliaia di foto. «Anche adesso che siamo da 4 a 20 chilometri dalla superficie continua a scattare - e saremo a fuoco fino a 5 metri, in pratica a 5 secondi dall'impatto che avverrà alla velocità di 1 metro al secondo» racconta lo scienziato. «Niente male per un telescopio che a distanza di chilometri riesce a definire immagini nell'ordine dei centimetri». La missione finisce perché Giove si frappone al Sole, lo copre e il "carburante solare" viene meno. Dalla Specola Giampiero Naletto e Monica Lazzarin seguiranno le ultime fasi collegati con il centro Esoc di Darmstadt in Germania, cuore della missione. Da lì i due piloti italiani Paolo Ferri e Andrea Accomazzo hanno disegnato le orbite di Rosetta intorno alla "67P" lunga 4 chilometri e mezzo.
L'atterraggio avverrà nella zona chiamata Ma'At, divinità egizia. «Esiste una minima gravità generata dalle due masse che formano la cometa, probabilmente Rosetta striscerà con le grandi ali dei pannelli solari prima di fermarsi (ognuna è lunga 15 metri). Se per miracolo l'antenna si bloccasse nella nostra direzione avremo foto dalla superficie». Nel frattempo, durante la discesa altri strumenti registreranno gas e composizione. «Abbiamo trovato la glicina, l'ossigeno molecolare, l'azoto, il ghiaccio». Insomma le basi della vita. «E sopratutto grazie alle pareti crollate abbiamo scoperto il cuore della cometa, quello rimasto come 4,5 miliardi di anni fa, quando si formò l'universo».

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