Picchiata davanti alla figlia, l'aguzzino finisce in carcere

Sabato 22 Luglio 2017
Picchiata davanti alla figlia, l'aguzzino finisce in carcere
La picchiava a sangue, la obbligava a fare sesso, la insultava. Il tutto di fronte agli occhi della figlia minorenne della donna, che cercava di difendere la madre dalle botte, rimediando pure lei qualche ceffone. Ora, per una padovana di circa 40 anni e la sua bambina, l'incubo è finito. La Squadra mobile, guidata dal dottor Mauro Carisdeo, ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dal pubblico ministero Federica Baccaglini ed emessa dal gip Cristina Cavaggion, nei confronti di un tunisino 38enne, con permesso di soggiorno scaduto e non ancora rinnovato, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate ai danni dell'ex moglie.
La donna, come capita molto spesso in situazioni analoghe, per paura che le cose peggiorassero ulteriormente, non aveva mai denunciato l'ex marito nonostante questi si fosse dimostrato violento fin dall'inizio del matrimonio, nel 2013. L'uomo tornava a casa molto spesso ubriaco, la obbligava ad avere rapporti sessuali indesiderati e se la padovana si negava, veniva picchiata. A metà 2014 le discussioni con il marito sono andate crescendo. Urla e insulti che hanno spinto più volte i vicini di casa della coppia a chiedere l'intervento di carabinieri e polizia per sedare le liti, che inizialmente erano solo verbali. Oggetto di insulti era anche la suocera del tunisino, che cercava di proteggere la figlia.
Nel luglio di quell'anno l'uomo è stato arrestato per spaccio di droga e dopo un breve periodo ai domiciliari, in cui continuava a tormentare la moglie, è finito in carcere, da cui è uscito nell'aprile scorso. La donna a quel punto gli ha impedito di tornare a casa, fatto che ha mandato su tutte le furie il tunisino, che è passato dagli insulti, alle minacce, pensando che la padovana avesse iniziato un'altra relazione sentimentale.
L'1 luglio è avvenuto il fatto che ha portato la donna a sporgere denuncia: dopo una settimana in cui l'ex marito non si era più fatto né vedere né sentire, interrompendo i pedinamenti, gli agguati e i continui messaggini e telefonate, la padovana se l'è trovato sotto casa. Erano da poco passate le 22 e la vittima stava scendendo l'ultimo gradino delle scale interne del condominio Ater in cui abita. Il tunisino era lì: l'ha colpita, fatta ruzzolare giù facendole sbattere la testa violentemente, e poi, una volta a terra, ha iniziato a tirarle calci sulla pancia e a darle sberle e pugni sul volto. «Dimmi se hai qualcuno e giuramelo su tua figlia!» le urlava tra un colpo e l'altro, completamente fuori di sé. Dieci minuti di urla e percosse con la donna che invocava gridando aiuto sperando arrivassero in suo soccorso vicini di casa, che però non sono intervenuti. L'ex marito infine ha finto di aiutarla a rimettersi in piedi, solo per poterla colpire ancora più forte: le ha preso la testa e con una sberla l'ha fatta sbattere contro il muro. La padovana a quel punto è svenuta e si è risvegliata in ambulanza.
Anche in quel caso, a chiamare la polizia fu la mamma di lei, che allarmata dalle grida, era uscita di casa e aveva trovato l'ex genero a cavalcioni della figlia mentre la picchiava selvaggiamente. Terrorizzata, l'anziana aveva preso una scopa e aveva iniziato a percuoterlo fino a farlo scappare. Quando la Volante è arrivata sul posto, l'ex moglie era a terra priva di sensi, mentre il tunisino era fuggito, ma nel giro di pochi giorni è stato rintracciato dalla Squadra mobile.

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