Giro di tangenti sui defunti: incastrati dai filmati in obitorio

Martedì 21 Febbraio 2017
Giro di tangenti sui defunti: incastrati dai filmati in obitorio
Dodici dipendenti dell'Azienda ospedaliera addetti all'obitorio e altrettanti titolari di imprese funebri. Sarebbero i protagonisti di una tangentopoli dei morti, pronti a spartirsi mazzette dai 50 agli 80 euro per garantire il servizio di adeguata sepoltura al caro estinto. Concorso in corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, falso ideologico in atto pubblico e truffa ai danni dell'ospedale. Sono le accuse contestate a vario titolo a ventiquattro persone nell'avviso di proroga delle indagini notificato nei giorni scorsi dal pubblico ministero Maria D'Arpa, che coordina il lavoro investigativo dei poliziotti della sezione di polizia giudiziaria della Procura. Sono indagati i dodici operatori socio sanitari in servizio all'obitorio Michelangelo Borgato, 54 anni, di Selvazzano, Paolo Buischio, pure 54enne, di Piove di Sacco, Roberto Coccato, 54 anni, di Codevigo, Alessandro Degan, 41 anni, di Legnaro, Maurizio Dornetti, 49 anni, di Albignasego, Alfonso Maiorino, 40enne, residente a Ponte San Nicolò, Pierina Miolo, 56 anni, di Cittadella, ora in pensione, Fabrizio Moscon, 41 anni, domiciliato in città, Giorgio Nardo, 53 anni, di Vigodarzere, Franco Rittà, 55 anni, con residenza a Padova, Graziano Scarabello, 56 anni, di Arre, e Michela Zanella, 45 anni, di Monselice. Con i dipendenti ospedalieri sono finiti sotto inchiesta i titolari di rinomate imprese funebri padovane: Paolo Marcolongo, 66 anni, di Due Carrare, Giacomo Allibardi, 37enne, di Vigonza, Danny Lazzarin, 31 anni, di Este, Kevin Lissandron, 24 anni, di Vigodarzere, Bruno Bortolotto, 63enne, di Maserà, Filippo Berto, 35 anni, residente a Rubano, Michele Allegro, 34 anni, di Teolo, Enrico Marcolongo, 34 anni, abitante a Due Carrare, Davide Marcolongo, 40enne di Montegrotto, Fabio Ferin, 50 anni, di Campolongo Maggiore, Umberto De Gaspari, 70 anni, di Rubano, e Roberto Ferro, 61enne, pure di Rubano. A dare il via alle indagini circa un anno fa erano stati tre esposti presentati da familiari di altrettanti defunti, a seguito di decessi avvenuti tra ottobre e novembre 2015. I congiunti si erano rifiutati di sottostare all'accordo tra addetti all'obitorio e responsabili delle pompe funebri. Non avevano pagato e i loro cari non erano stati sbarbati e neppure rivestiti. Dipendenti ospedalieri e titolari delle agenzie di pompe funebri sono stati intercettati e filmati, anche nel momento in cui intascavano le mazzette. Il redditizio business che avrebbe consentito a ciascun addetto all'obitorio di intascare 4-5mila euro l'anno sarebbe stato frutto di un accordo spartitorio, a spese dell'Azienda ospedaliera. Il servizio di preparazione della salma in vista del funerale costa 80 euro. È una cifra che l'agenzia di pompe funebri incaricata dalla famiglia dovrebbe versare all'Azienda ospedaliera. Gli operatori socio sanitari, in accordo con gli impresari, si sarebbero fatti consegnare 50-60 euro per morto, avrebbero regolarmente sbarbato e rivestito il defunto per poi certificare falsamente che la salma era arrivata già pronta per essere adagiata nella cassa. In altre parole i congiunti del deceduto pagavano le pompe funebri che allungavano a loro volta la mazzetta - in media tra i 50 e gli 80 euro al colpo - agli addetti all'obitorio. Chi ci rimetteva era l'Azienda ospedaliera. In molti casi gli operatori socio sanitari intascavano un'ulteriore mancia dale famiglie. Un vorticoso giro di mazzette che venivano spartite equamente tra l'intera squadra, come gli inquirenti hanno potuto vedere e filmare. Chi invece sceglieva di non pagare subìva dispetti in serie, come il mancato taglio della barba al defunto o lo scomodo collocamento nella bara.

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