Ferrara, ultimo giorno da presidente «Il nuovo ospedale? Fermo al palo»

Venerdì 30 Settembre 2016
(F.Capp.) «Non avrei mai pensato che, quattro anni dopo, saremmo stati ancora fermi al palo: l'allora rettore Zaccaria si è molto impegnato, idem l'attuale Rizzuto, appartentemente il governatore Zaia lo vuole, così come lo vuole il sindaco Bitonci. Eppure, siamo bloccati». Allarga le braccia il professor Santo Davide Ferrara (nella foto), pensando al "nuovo Policlinico": oggi, dopo quattro anni da presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Università di Padova, è il suo ultimo giorno. Da domani la poltrona passerà al collega Mario Plebani e lui, scava scava, il cruccio più grande ce l'ha per quel "Polo della salute", come ama chiamarlo l'accademia, di cui non si intravvede ancora l'ombra.
«Confermo - dice - quanto da noi licenziato in un documento di due anni fa dove, recependo le istanze di tutti i direttori di Dipartimento, tra i quali lo stesso Rizzuto, ritenevamo che costruire "nuovo su vecchio" implicasse una più che decennale moltiplicazione delle disfunzioni dei servizi assistenziali derivanti da limiti logistico-strutturali. Oggi aggiungo che l'attuale area sarebbe la migliore se si potesse radere al suolo l'intero ospedale e ricostruirlo, cosa però impensabile».
E intanto la malconcia Pediatria dove metterla? A ore si attende l'ufficializzazione dell'Università che, dopo infuocati battibecchi interni, ha scelto per la "linea regionale" ovvero piazzare Pediatria sulle ceneri della palazzina di Pneumologia. Ma Ferrara avrebbe agito diversamente: «La scelta migliore secondo me sarebbe stata l'ospedale Sant'Antonio, in un disegno di grande respiro con una forte Azienda sanitaria universitaria entro la cui giurisdizione far ricadere tutte le realtà mediche della città di Padova, finanche al territorio aponense, ovvero non solo il Sant'Antonio ma i distretti e Casa ai Colli. Perchè è fondamentale per noi insegnare agli studenti a curare, non solo in ospedale ma anche sul territorio».
Sul fronte della riorganizzazione delle Ulss, il professore ne vedrebbe una per provincia, e benvenga l'Azienda zero. Lo Iov? «Mantenga cuore e cervello a Padova». La grande nostalgia? È su due fronti: il rimpianto per le vecchie facoltà soppiantate dai Dipartimenti («ma sono certo che si tornerà indietro, per ritrovare la collegialità perduta») e la consapevolezza che i test d'ingresso a Medicina erano migliori quando gestiti a livello locale («l'organizzazione su scala nazionale ha dimostrato tutti i limiti del burocratismo in un Paese dove la magistratura ordinaria ha un potere straordinario, e abbiamo dovuto far fronte a una pioggia di ricorsi»). Tra le più grandi soddisfazioni di Davide Ferrara, quella di ssserre riuscito dopo 52 riunioni e 33 mesi di lavoro a far approvare un protocollo atteso 27 anni: Scuola di Medicina, Azienda ospedaliera e Regione hanno ridisegnato i contorni dei reciproci rapporti introducendo un organo di indirizzo e un direttore scientifico ad affiancare il dg. Così il Bo avrà maggiore voce in capitolo in materia di sanità.

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