La crisi del grano sta investendo in modo consistente tutto il territorio padovano, mettendo in serio pericolo la qualità di pane e pasta. Gli agricoltori non riescono a far fronte alla caduta del prezzo del grano, dovuta a un mercato malato che vede predominanti le multinazionali a scapito del territorio. I produttori di grano continuano a essere oggetto di un'azione di speculazione che non ha precedenti, con il grano duro pagato 19 euro al quintale e il grano tenero 16 euro, largamente al di sotto del costo di produzione e perdite fino al 50% sulla scorsa campagna di commercializzazione.
«Senza un'inversione di marcia sui prezzi pagati agli agricoltori e senza un freno immediato alle importazioni spregiudicate dall'estero - dice il direttore della Cia di Padova Maurizio Antonini - il rischio che si corre è che ci guadagnino sempre le grandi multinazionali che importano il grano dall'estero per produrre all'insegna di una finta italianità. Infatti se da una parte la crisi del grano mette a rischio il lavoro degli agricoltori, dall'altra per i consumatori potrebbe significare mangiare pane e pasta con un frumento proveniente da paesi dove non esistono i nostri disciplinari e i nostri controlli».
«Non è possibile che il frutto del lavoro di un anno venga così svalutato. Oggi 100 chili di frumento valgono quanto 7 chili di pane: un divario intollerabile. Nel Veneto vengono coltivati 81.000 ettari; a Padova 16.130 ettari di grano tenero, con un aumento di superficie del 150% rispetto all'anno precedente; mentre sono 12.000 ettari nel territorio veneto di grano duro. Sono dati che dovrebbero far pensare alla necessità di interventi decisi e che mettano in sicurezza la qualità e la produzione del grano e delle aziende agricole».
«Senza un'inversione di marcia sui prezzi pagati agli agricoltori e senza un freno immediato alle importazioni spregiudicate dall'estero - dice il direttore della Cia di Padova Maurizio Antonini - il rischio che si corre è che ci guadagnino sempre le grandi multinazionali che importano il grano dall'estero per produrre all'insegna di una finta italianità. Infatti se da una parte la crisi del grano mette a rischio il lavoro degli agricoltori, dall'altra per i consumatori potrebbe significare mangiare pane e pasta con un frumento proveniente da paesi dove non esistono i nostri disciplinari e i nostri controlli».
«Non è possibile che il frutto del lavoro di un anno venga così svalutato. Oggi 100 chili di frumento valgono quanto 7 chili di pane: un divario intollerabile. Nel Veneto vengono coltivati 81.000 ettari; a Padova 16.130 ettari di grano tenero, con un aumento di superficie del 150% rispetto all'anno precedente; mentre sono 12.000 ettari nel territorio veneto di grano duro. Sono dati che dovrebbero far pensare alla necessità di interventi decisi e che mettano in sicurezza la qualità e la produzione del grano e delle aziende agricole».