Domani a Noventa la cerimonia con Gabrielli

Domenica 19 Febbraio 2017
Domani a Noventa la cerimonia con Gabrielli
È trascorso un anno esatto da quel venerdì pomeriggio in cui il sommozzatore della Polizia di Stato Rosario Sanarico è morto incastrato nelle chiuse del fiume Brenta mentre stava lavorando per ritrovare il corpo di Isabella Noventa. Un tratto di fiume al confine tra i comuni di Noventa Padovana, Stra e Vigonovo, da dove è stato ripescato ormai con un quadro clinico compromesso.
«Ricordo perfettamente quel giorno - ha detto il figlio del poliziotto, Alessio Sanarico, 27 anni - stavo lavorando in porto a La Spezia quando mi è arrivata sul cellulare la telefonata di un collega di papà. Piangeva disperato, mi ha detto che mio padre aveva avuto un incidente sul lavoro. Sono scappato in caserma per sincerarmi dell'accaduto e ho trovato due auto della Polizia pronte per andare a Padova. È stato in quel momento che ho realizzato che forse non ce l'avrebbe fatta». L'ultimo contatto seppur telefonico con il padre Alessio l'aveva avuto alle 14,30, due ore e mezzo prima della tragedia.
«Mi aveva detto che era stanco, ma voleva a tutti i costi trovare il corpo di quella poveretta che era stata uccisa. Voleva riuscirci soprattutto per rendere meno dolorosa la vicenda ai suoi familiari e poter celebrare un degno funerale. L'ho salutato, gli ho detto che ero orgoglioso di avere un papà così e da quel momento non ho più sentito la sua voce». Adesso Alessio vive con la mamma Antonella Esposito, mentre la sorella Annavera di un anno più grande è residente poco distante sempre nel comune di Follo (La Spezia). «Mio padre viveva per la famiglia e per il suo lavoro. Fin da quando ero un bambino - racconta Alessio - ogni volta che usciva per una missione mi diceva sempre che mi voleva bene, ma che se gli fosse successo qualcosa sarei dovuto essere io a guidare la famiglia e stare al fianco della mamma. Ecco a distanza di anni quelle parole mi fanno sempre venire un brivido lungo la schiena. Rosario, o Sasà come lo chiamavano i suoi amici più stretti, mi ha insegnato a vivere, mi ha dato la forza per crescere con sani principi e sono certo che dall'alto mi sta guidando e proteggendo».
Parlare di Freddy Sorgato, in carcere con la sorella Debora e un'amica Manuela Cacco con l'accusa di omicidio premeditato di Isabella Noventa, crea un senso di vuoto e di amarezza in Alessio Sanarico, che tuttavia, nonostante sia a conoscenza di affermazioni poco felici riferite in carcere da Freddy Sorgato ha voluto dire: «Anche se non hanno percorso la via dell'umanità, commettendo l'omicidio di Isabella Noventa e depistando più volte le indagini, dicano ora dove si trova il corpo della donna affinchè possa essere restituito alla sua famiglia e possa avere una degna sepoltura. È quello che avrebbe voluto mio padre quel maledetto pomeriggio di un anno fa». Alessio ha concluso tributando un ringraziamento enorme alla Polizia di Stato: «Sono sempre al nostro fianco, si sono dimostrati una grande famiglia. Sono orgoglioso di mio padre e del lavoro che ha svolto».
Domani a Noventa Padovana è in programma una messa in suffragio del sommozzatore e a seguire, sul punto del Brenta dove si è consumata la tragedia verrà inaugurato un cippo in suo onore, alla presenza del capo della polizia Gabrielli.

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