«Colpito nei miei affetti più cari»

Venerdì 29 Luglio 2016
«Sono ancora scosso, chi mi frequenta abitualmente si è accorto che non ho la solita verve. Sono stato colpito nei miei affetti più cari». Rossano Nicoletto, sessantenne dirigente sportivo Acsi e organizzatore del famoso evento "Stelle sul Liston" tra modelle e auto d'epoca, ha affidato ai social network il proprio disappunto per il furioso incendio che soltanto quattro giorni fa ha distrutto la palazzina liberty di sua proprietà in via Sorio. «Era disabitata da sette o otto anni - racconta - e nel tempo è diventata rifugio di clandestini. Una candela lasciata incautamente accesa o un mozzicone di sigaretta hanno provocato quel disastro. Per tre volte nel corso degli anni mi sono fatto promotore di altrettanti sgomberi. Tutti perfettamente inutili perchè gli extracomunitari tornavano ad occupare la casa nella stessa giornata. Mi sono deciso - prosegue Nicoletto - a murare le finestre del pianterreno e del primo piano ma neppure quello è bastato. Entravano arrampicandosi con le corde fino al secondo piano. La vicina di casa mi ha raccontato più volte di un andirivieni continuo sia di giorno che di notte. Sono stato costretto persino a far rimuovere i contatori di luce e gas per evitare di pagare i consumi degli ospiti».
Il dirigente sportivo è intimamente legato a quella palazzina, in cui ha vissuto una parte della sua vita. «Non ho mai voluto sbarazzarmene anche se era in vendita (ad un prezzo di mercato di 490mila euro, ndr) - precisa - perchè mia figlia, che è nata lì, tiene tanto a quella casa. E ora dovrò sostenere ulteriori spese per la messa in sicurezza. La palazzina deve essere puntellata in attesa del progetto di ristrutturazione. Ma saranno gli ultimi soldi che spendo. Stavolta sono deciso a metterla in vendita. Non si può detenere un bene di quel valore lasciato alla mercè di sbandati e spacciatori. Siamo completamente in balìa di questi individui e le rare volte in cui un nostro concittadino cerca di difendere la sua proprietà rischia pure di finire in galera. Siamo diventati stranieri in casa nostra, viviamo in un Paese in cui si è persa l'identità nazionale. Ora non mi resta che raccogliere i cocci e andare avanti sperando che in futuro le cose cambino. Da quel che vedo ogni giorno mi risulta difficile ritrovare un pizzico di ottimismo».

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