Barche a vela biotecnologiche: la sfida in mare tra dieci atenei

Mercoledì 24 Agosto 2016
Lino, canapa e sughero per gli scafi, vele alari, timonerie rinforzate con il basalto. Finito il Festival del Cinema, Venezia si popolerà di ragazzi e di vele, rigorosamente sostenibili e bio con la decima edizione di "1001VELAcup", la regata tra Università in programma in laguna dal 15 al 18 settembre che vedrà sfidarsi imbarcazioni progettate e costruite dagli studenti. In tutto dieci atenei con i loro sailing team a supporto di 15 imbarcazioni che si confronteranno in quello che ormai è diventato un appuntamento fisso. Ideata nel 2005 dagli architetti Massimo Paperini e Paolo Procesi, diventata associazione no profit nel 2011, l'iniziativa è sostenuta dalle università di Roma Tre, Palermo, Polo Universitario Marconi della Spezia, Bologna, Padova e da circoli velici di tutta Italia. Un impegno non da poco per studenti e professori, se si pensa che i progettisti sono chiamati a rispettare un rigido regolamento, aggiornato ogni anno per stimolare la progettazione sui temi dell'innovazione. I materiali utilizzati devono essere biocompatibili e riciclabili. Per spingere le prestazioni al massimo sono apparsi scafi in composito di lino, canapa, sughero, resine "bio", derivate da frumento e anacardo, appendici e timonerie rinforzate con fibra di basalto. E architetture spesso avveniristiche, con barche strettissime munite di foils, come per gli aliscafi, per farle "volare" sull'acqua. Mentre non sono mancate vele alari, con un' efficienza aerodinamica del 30% maggiore all'equivalente tradizionale. Progetti per i quali le università adottano sistemi computerizzati di altissimo livello, con prove in vasca navale e in galleria del vento per mettere a punto scafi e velature sempre più performanti.

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