«Amianto sul rudere del ristorante»

Mercoledì 24 Agosto 2016 di Il rogo ha distrutto il locale, ma i materiali tossici che sprigionano polveri non sono stati rimossi
Il rudere del ristorante brasiliano "La Mulata", distrutto da un incendio doloso nella notte tra il 24 ed il 25 giugno scorsi, è ancora esattamente come lo avevano lasciato i vigili del fuoco dopo aver spento le fiamme. Le macerie bruciacchiate di quello che era un ristorante molto frequentato, situato in via Sette Martiri all'angolo con via dei Colli, sono "recintati" da un nastro di plastica che ne delimita il perimetro. Le fiamme hanno portato allo scoperto quella che era la copertura in amianto del locale che non era stata rimossa, ma solo ricoperta: una situazione che continua a suscitare allarme tra i residenti e tra le tante persone che, ogni sera, percorrono passeggiando, o portando a spasso il cane, il vicino argine del Brentella. Le lamentele sono state raccolte dal consigliere comunale di opposizione Gianni Berno che sollecita l'intervento dell'amministrazione per bonificare l'area dal materiale cancerogeno. «Mi sono informato, è in preparazione un'ordinanza del sindaco per obbligare i proprietari a rimuovere l'amianto - spiega il consigliere -. L'optimum sarebbe bonificare, o almeno sigillare, le parti pericolose, ma per tutelare la salute dei cittadini si deve fare in fretta». Berno sottolinea di aver ricevuto sollecitazioni da tanti residenti del quartiere Brusegana e di Padova Ovest che chiedono un'intervento. «Dopo l'incendio c'è stato un sopralluogo dell'Arpav che ha effettuato le analisi constatando la presenza di amianto sul tetto. Ormai, per il fumo nero che per ore ha inquinato l'aria quella notte, spargendo particelle di amianto, non si può fare nulla, ma il materiale esposto alle intemperie continua a rilasciare pericolose particelle - continua Berno -. Subito il settore Ambiente del Comune aveva avviato una procedura invitando i proprietari a rimuovere i rifiuti. Cosa che non è stata fatta e anzi è stata chiesta una proroga. Il 28 luglio sono stati loro concessi altri 15 giorni, ma il termine è scaduto e la situazione è irrisolta». Ora il settore Ambiente sta approntando la nuova ordinanza. «È necessario risolvere il problema con urgenza dato l'allarme suscitato tra i residenti. Vanno tutelati tutti i cittadini non solo chi abita nei pressi - chiude il consigliere -. Per risolvere velocemente la questione, l'amministrazione potrebbe procedere in proprio e successivamente addebitare i costi della bonifica ai proprietari, come prevede la legge».

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