Alimentaristi contrari alla deregulation dei "mercati contadini"

Venerdì 26 Agosto 2016
«Una cosa è il principio, un'altra è la pratica attuazione. E visti i pregressi non siamo per nulla convinti che gli abusi non si ripeteranno». Patrizio Bertin, presidente dell'Ascom, commenta la deregulation sui farmer's market, che da oggi possono contare su disposizioni ancora più favorevoli. Da oggi, infatti, si amplia il potenziale raggio d'azione dei farmer's market (i mercati del contadino) che, grazie alle nuove norme, potrebbero trovare nei Comuni nuove sponde. I Comuni, infatti, potranno "definire modalità idonee di presenza e valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari a km zero, provenienti da filiera corta, e dei prodotti agricoli e alimentari derivanti da agricoltura bio, a ridotto impatto ambientale, di qualità”.
Prevedibilmente scettici, per non dire decisamente contrari, i commercianti del settore ortofrutticolo. «Nessuno di noi è contrario alla valorizzazione della filiera corta – precisa Michele Ghiraldo, presidente degli alimentaristi dell'Ascom -. Noi sosteniamo però che si potrebbero sostenere i patti di filiera lasciando ad ognuno il proprio ambito operativo, magari agevolando chi valorizza i prodotti tipici. Sarebbe una situazione buona sia per l'agricoltore che per il commerciante».
«Invece – incalza Ilario Sattin, leader degli ambulanti dell'Ascom - da anni si preferisce far fare agli agricoltori i commercianti impreparati, col risultato di penalizzare le imprese tradizionali, che infatti sono in affanno, e finendo per penalizzare tutto il sistema economico nel suo complesso oltre che il consumatore, non sempre adeguatamente tutelato, come hanno dimostrato le sanzioni comminate, anche nella nostra provincia, ad agricoltori che vendevano come propri prodotti invece acquistati al mercato ortofrutticolo».
«Nessuna paura della concorrenza – chiosa Bertin - ma chiediamo di poter competere ad armi pari, in primis sotto il profilo fiscale e del rispetto delle norme igienico sanitarie. Purtroppo così non è, e questo non è “sostegno alla filiera corta”, ma un colpo basso nei confronti di chi lavora senza aiutini».

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