Abbandonata in ospedale, arriva la stangata alla figlia

Giovedì 17 Agosto 2017
Abbandonata in ospedale, arriva la stangata alla figlia
L'ospedale, si sa, non è un albergo. E nel caso di quella vecchietta di 85 anni, splendidamente portati, alloggio e vitto comprensivo di colazione, pranzo e cena, non erano dovuti. Perchè l'arzilla N.D. stava benissimo. Entrata all'ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco il 13 marzo 2016, non è più uscita. Fino a ieri mattina, quando dopo 17 mesi di ospitalità ininterrotta, ovvero 521 giorni, le porte del nosocomio si sono spalancate per farla uscire. Perchè, a parte tre settimane iniziali di ricovero per un problema cardiaco, più altrettante la scorsa estate per la frattura del femore dopo una caduta avvenuta sempre in ospedale, gli altri 15 mesi abbondanti la donna li ha trascorsi all'Immacolata Concezione senza che ce ne fosse reale necessità. Il nodo della questione? Dichiarata due volte dimissibile, non sapeva dove andare: la sua casa di Piove era inagibile perchè diroccata, e la figlia residente in una villetta a Campagna Lupia nel Veneziano non sapeva che farsene di quella madre, evidentemente giudicata talmente ingombrante da non essere disposta a invitarla a convivere.
Durante questo lungo periodo il Tribunale di Padova ha nominato un amministratore di sostegno, chiamato a fare gli interessi di N.D., e il Comune di Piove di Sacco si è dato più volte da fare per cercare una soluzione. Casa di riposo? La donna non aveva i titoli per accedervi a totali spese della municipalità. Sistemare la sua vetusta abitazione? La figlia ultracinquantenne si è sempre rifiutata. Insomma un rompicapo, con l'Ulss 6 Euganea che per un anno e mezzo le ha garantito un tetto e tre pasti al giorno, fino al lieto fine. Da ieri la Comunità di Sant'Egidio ospita la nonnetta in un appartamento a Padova, che N.D. divide con altre due anziane, tutte e tre assistite da una badante. I costi (800 euro al mese) li anticipa il Comune di Piove di Sacco e, nelle previsioni, i conti verranno saldati dalla vendita della casa, ormai decrepita ma comunque di proprietà, della donna. Intanto un altro conto (e salato) è da saldare: l'Ulss 6, che ha prodotto ciclicamente ingiunzioni di pagamento per ora non ancora pagate dai familiari di N.D., sta definitivamente chiudendo in queste ore la pratica amministrativa e la cifra dell'inappropriata permanenza della donna risulta superiore ai 40mila euro. Praticamente alle casse dell'ente pubblico quel suo vivere in ospedale è costato 140 euro al giorno, cifra da moltiplicare escluse naturalmente le sei settimane di ricovero appropriato.
Insomma, una storia ingarbugliata che, seppur a lieto fine, avrà degli strascichi economici. La svolta, dopo tanto insistere con i parenti che non ne volevano sapere, è contenuta nella delibera della Giunta comunale piovese dell'11 luglio scorso, dove il Comune si impegna a intervenire economicamente in favore della signora, non perchè la stessa si ritrovi sprovvista di risorse, in quanto in questo momento ne dispone in minima parte - si legge nel documento - e, per tale motivo, le somme saranno erogate a titolo di prestito.
È stato pertanto predisposto un atto di accordo per l'erogazione di un contributo di assistenza sociale che prevede l'impegno da parte dell'amministratore di sostegno a chiedere al giudice tutelare l'autorizzazione a iscrivere un'ipoteca a favore del Comune sui beni immobili della signora. «È una vicenda complessa, che ha visto più attori: sia l'Ulss 6 - commenta Patrizia Benini, direttore sanitario di quest'ultima - sia il Comune si sono attivati per trovare una soluzione favorevole per l'utente, con l'ovvia necessità che le risorse di un ospedale per acuti debbano essere utilizzate per chi ha reale bisogno di assistenza».

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