A Padova nel 2006 le prime "famiglie anagrafiche" In dieci anni meno di cento i certificati rilasciati

Lunedì 25 Luglio 2016
(Al.Rod.) Sul fronte delle unioni civili, Padova è stata, in qualche maniera, un'apripista. Nel dicembre del 2006 infatti, su proposta dell'attuale deputato del Partito democratico Alessandro Zan, il consiglio comunale che sosteneva all'allora giunta guidata dal sindaco Flavio Zanonato, dopo accesissime polemiche, ha votato i cosiddetti «Pacs alla padovana». Allora il principio si basava su una legge del 1954, la 1228, e soprattutto sul suo regolamento del 1989 che afferma che due persone legate da vincoli affettivi possono "esistere" per l'anagrafe. Quindi il sindaco può istruire gli uffici affinchè le certifichino come "famiglia anagrafica". Il 7 febbraio del 2007 ci fu la consegna del primo attestato. Uno strumento che, a dire la verità, non pare avere entusiasmato più di tanto i padovani.
In 10 anni infatti, i certificati rilasciati dall'Anagrafe sono stati circa un centinaio. Il motivo? Non essendo riconosciute a livello nazionale, queste unioni rischiano di conferire dei diritti che valgono solamente nei Comuni in cui sono in vigore. Nonostante questo, i Pacs alla padovana, in un certo senso, hanno fatto scuola. Nel 2012, per esempio, ad adottare un dispositivo del tutto simile a quello padovano, è stato il Comune di Milano guidato all'epoca dal sindaco Giuliano Pisapia. Un certificato appunto su base anagrafica, che certifica l'esistenza di un'unione basata su vincoli affettivi.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci