Il paese circondato dai migranti

Lunedì 27 Marzo 2017
Il paese circondato dai migranti
(Segue dalla prima pagina)

Agna, Bagnoli e Cona, in rigoroso ordine alfabetico, rappresentano al meglio il clima, la cultura, l'economia del profondo Veneto. Paesini tranquilli, silenziosi, circondati da fertili campi che danno lavoro a gran parte della popolazione. Hanno circa 3mila abitanti ciascuno, un numero sproporzionato a quello degli ospiti. Nei mesi scorsi, di fronte alla protesta montante del territorio, il Governo ha promesso un bonus gratitudine che assomiglia tanto al compenso dato ai comuni per una discarica o un forno inceneritore. «Ma se qualcuno si azzarda a dire che dovremmo stare zitti perché c'hanno pagato, sono pronto a tirargli un pugno sul naso», chiosa un furente Milan. Immaginiamoci dunque l'ira del collega di Agna, Gianluca Piva, l'unico sindaco di Fratelli d'Italia nel padovano, che di soldi non ne vede neppure l'ombra: «Cornuti e mazziati». E sì che ad aprire il quaderno delle doglianze ce n'è da cavarne fuori. A partire dalle frequenti manifestazioni degli stranieri in partenza ora da Cona ora da Bagnoli, che inevitabilmente si incrociano ad Agna, paralizzandola: una a luglio, novembre, dicembre, tre a gennaio. «Il 14, ce li siamo trovati sotto il municipio, istigati dalla sinistra radicale, a gridarci razzisti e fascisti», ricorda Piva. Poi i piccoli e grandi contrasti con la popolazione, soprattutto la domenica, giorno di mercato. «Chiedono l'elemosina, rubano biciclette, bevono, si ubriacano, lasciano in giro rifiuti, fanno i loro bisogni per strada», elenca il primo cittadino che ha riempito il Comune di cartelli: uno per vietare il consumo di alcolici in strada e un altro raffigurante un signore che fa la pipì con una striscia rossa di traverso. Facile intuirne il senso. Ma non basta. La fontana del paese era diventata il lavabo degli immigrati. Così l'amministrazione prima ha messo un cartello con il divieto di lavarsi scritto in italiano, inglese e arabo, poi, visto l'effetto grida di manzoniana memoria ha deciso di chiudere l'acqua. Non manca l'aggancio alla stretta cronaca: «Guardi la foto di due immigrati che ridono davanti al municipio. Questo lo riconosce? E' il nigeriano che ha tentato di stuprare due donne a Bagnoli. E' stata scattata tra la prima e la seconda aggressione», puntualizza Piva. Che poi aggiunge: «Per la verità lo scorso luglio anche ad Agna ci fu un tentativo di violenza: un africano si calò i pantaloni davanti a una ragazza che fuggì terrorizzata e si salvò perché l'uomo era troppo ubriaco per inseguirla. Il giorno dopo andò dai carabinieri, ma le sue indicazioni erano troppo vaghe per consentire l'identificazione dello straniero».
Gli effetti si sono fatti sentire anche sull'economia. Una ricerca tra gli agenti immobiliari ha confermato una diminuzione del valore degli immobili del 25 per cento. Non va meglio al mercato: tre quarti dei commercianti ha denunciato un calo degli affari tra il 20 e il 30 per cento. La popolazione ha ormai raggiunto la saturazione, e non sono teneri neppure con il loro parroco che doppia la messa in inglese, facendola però durare un'ora e mezzo. «Così quando devo andare alla funzione scelgo una parrocchia vicina altrimenti passerei l'intera mattinata in chiesa», spiega una gentile signora bionda. In risposta si costituiscono comitati, si organizzano piccole, ma significative iniziative, come il gruppo di cammino. Poiché le fasce deboli del paese, donne e bambini, ormai si avventurano sulle loro stesse strade con una certa apprensione, si cerca la forza nell'unione. Così ogni martedì e giovedì mattina una folta schiera di marciatori, mai meno di 50, percorre le strade di Agna, quasi a voler simbolicamente riprenderne il possesso. Iniziativa ora estesa, con l'arrivo della bella stagione, anche al lunedì e al giovedì mattina. E pensare che queste zone erano un dì famose per quelle due basi Nato, irte di testate balistiche nucleari puntate contro l'est Europa. E per questo ipotetico bersaglio di una ritorsione del nemico che avrebbe polverizzato Agna e l'intera bassa padovana. «Mai avuto paura - giura Sante Nalin, 52 anni, di Conetta - anzi nella nostra beata incoscienza, da ragazzi ci schieravamo vicino alla base per vedere passare questi missili lunghi anche 7/8 metri. Bei tempi quelli».
Enrico Silvestri
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