Viveva stabilmente a Grado, in provincia di Gorizia, ormai da sei anni. Era titolare

Mercoledì 29 Giugno 2016
Viveva stabilmente a Grado, in provincia di Gorizia, ormai da sei anni. Era titolare di una regolare attività commerciale di vendita al dettaglio di chincaglieria e bigiotteria. Aveva contatti esclusivamente con i suoi connazionali e non frequentava luoghi di culto islamici. Non aveva mai dato problemi o segnali di comportamento anomali. Nessun elemento faceva pensare che facesse propaganda per l'Isis o cercasse proseliti sul territorio.
La doppia vita di un cittadino bengalese, Hassan Mahamud, 30 anni, presunto simpatizzante dell'Isis, espulso nella serata di lunedì dalla Polizia di Stato all'aeroporto Marco Polo di Venezia, viaggiava su internet. L'uomo era finito al centro di un'indagine della Polizia di Gorizia, avviata lo scorso ottobre dalla Digos su un profilo facebook da lui aperto sotto falso nome. Lì lo straniero inneggiava allo Stato islamico e faceva proseliti, propagandando il pensiero ideologico estremista. Da alcuni scorci della cittadina gradese ritratta sullo sfondo dei post, i poliziotti hanno capito che le foto erano state scattate proprio nell'Isola d'oro e hanno orientato le indagini sul posto fino a risalire all'identità del vero autore del profilo sul più popolare social network. E hanno posto sotto «sorveglianza» lo straniero, monitorando la sua attività sul web e i suoi spostamenti sul territorio.
È proprio grazie a questa attività che l'uomo era stato fermato e controllato a fine gennaio dalla Polaria di Venezia mentre si stava imbarcando su un volo che l'avrebbe riportato in patria per cercare moglie. Era stato proprio Il Gazzettino ad anticipare l'esito dell'operazione: lo straniero era in possesso di chiavette e hard disk con materiale interessante ai fini delle indagini. All'epoca il bengalese era stato denunciato a piede libero per il possesso del materiale pro Isis, ma si era poi regolarmente imbarcato per tornare in patria. Da allora non aveva più fatto rientro in Italia fino a lunedì sera, quando è atterrato con un volo proveniente da Dacca, via Istanbul. Era solo. La moglie, sposata nel frattempo in patria, avrebbe dovuto raggiungerlo in Italia in un secondo momento. Ma nel frattempo le indagini erano proseguite a cura della Digos e dell'ufficio immigrazione della polizia isontina. Nei suoi confronti è stato quindi emesso un provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano: la sua presenza in Italia costituirebbe una minaccia per la sicurezza dello Stato. Il provvedimento gli vieta contestualmente il reingresso nel territorio del nostro paese per 15 anni, salvo una speciale autorizzazione del ministro L'atto gli è stato notificato dalla Polaria dello scalo veneziano non appena il suo volo ha toccato il suolo italiano. L'uomo è stato dunque respinto alla frontiera e rimandato in patria.
Intanto a Palermo la Corte di Cassazione, confermando la decisione del tribunale del riesame, ha disposto il carcere per Kadga Shabbi, ricercatrice universitaria libica fermata a dicembre per istigazione a delinquere in materia di reati di terrorismo.
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