Viale Mazzini, premier tra malumori e silenzi

Martedì 26 Luglio 2016
Viale Mazzini, premier tra malumori e silenzi
«Matteo non vuole una tv pubblica a sua immagine e somiglianza. Non l'ha mai voluta. Ma questa è oggettivamente una Rai anti-renziana». Nel Giglio Magico nessuno scommette su una crisi del rapporto personale tra il premier e l'amministratore delegato Antonio Campo Dall'Orto. L'“operazione trasparenza” sugli stipendi della tv pubblica ha però irritato non poco Renzi.
Non per la “trasparenza” in sé, «visto che quella legge l'ha voluta il Pd», ma per gli importi «eccessivamente alti» che sono saltati fuori. E che hanno messo in oggettivo imbarazzo il governo, visto che la nuova dirigenza di viale Mazzini «è sua espressione», come si sono affrettati a dichiarare i Cinquestelle. Da qui l'intenzione del premier di imporre anche alla Rai il tetto di 240mila euro l'anno con la nuova legge di stabilità. C'è però dell'altro, a sentire palazzo Chigi e il quartier generale del Pd al Nazareno. C'è anche la questione dello spazio e della visibilità concessi dalla Rai all'azione dell'esecutivo. «Matteo apprezza la linea di Campo Dall'Orto autonomo e distante dalla politica e dai suoi giochini», spiega un esponente del Giglio Magico, «ma non ha condiviso tutte le sue scelte. Ad esempio non ha apprezzato i ritorni in Rai di “nemici” giurati come Lerner e Santoro e la conferma di programmi come Report e Presadiretta. E se ha accolto con favore la scelta dei nuovi direttori di Rete e l'affossamento del progetto delle due newsroom che era stato varato da Gubitosi, ancora ci chiediamo perché l'amministratore delegato non abbia provveduto alle nomine dei nuovi direttori dei tg».
A viale Mazzini però non sembrano turbati. Anzi: «Se ci fossero state lamentele del premier lo sapremmo», dice una fonte autorevole, «invece qui non è arrivato nulla, neppure una eco del presunto malcontento riguardo alla questione dell'informazione». E ancora: «La scelta dei programmi sono state compiute dalle Reti, la responsabilità è loro. Ma Santoro farà una docu-fiction sulla terra dei fuochi e Lerner si occuperà di Islam. Cosa c'entra Renzi?».
Non la pensa allo stesso modo Michele Anzaldi, componente della commissione di Vigilanza che nello schema del premier per le vicende di viale Mazzini assolve al ruolo di “poliziotto cattivo”: «Renzi non mette bocca sulla Rai perché non vuole essere accusato di volerla lottizzare. Ma Matteo è arrabbiato come qualsiasi italiano: questa tv pubblica non piace a nessuno. E ora si scopre che costa molto di più di quella di prima...». Detto questo, anche per Anzaldi «i rapporti umani tra il premier e Campo Dall'Orto restano buoni». «Però è evidente», aggiunge, «che non si può essere soddisfatti per come vanno le cose. La Rai ha smesso di informare gli italiani che, ad esempio, non hanno visto alcun approfondimento su riforme epocali compiute dal governo come quelle delle unioni civili, della scuola, della pubblica amministrazione. E questo ci ha penalizzato, basta vedere i sondaggi».
Molto più cauta un'altra renziana in Vigilanza, Lorenza Bonaccorsi: «Se guardo al servizio pubblico nella sua interezza, non posso non vedere l'esistenza di un progetto valido nel lavoro e nelle scelte che stanno compiendo a viale Mazzini». Stipendi d'oro a parte, naturalmente.
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