Veneto Banca-Pop Vicenza aperture e paletti dei sindacati

Mercoledì 10 Agosto 2016
Veneto Banca-Pop Vicenza aperture e paletti dei sindacati
Di nozze non se ne parla. Ma qualche tratto di strada insieme si può fare. Il neo presidente di Veneto Banca, Beniamino Anselmi, poco dopo l'assemblea e la prima seduta del cda che l'ha nominato al vertice, ha annunciato l'intenzione di studiare alleanze industriali con Popolare di Vicenza, l'altro istituto controllato dal Fondo Atlante come Montebelluna.
Se il Consiglio proseguirà su questa linea, troverà anche l'appoggio dei dipendenti del gruppo. A patto, naturalmente, non si torni a parlare di fusione tra le due ex popolari venete, già più volte rigettata dai sindacati per gli inevitabili, altissimi costi in termini di sovrapposizioni ed esuberi. «Ma non ho letto questo nelle dichiarazioni di Anselmi - sottolinea Massimiliano Paglini, segretario di Treviso Belluno e referente nazionale per il gruppo Veneto Banca della First, l'organizzazione dei bancari Cisl -. Credo invece sia saggio cercare delle sinergie nel sistema bancario. La vera sfida per Veneto Banca e per l'intero sistema italiano è cambiare pelle, far sì che le banche non siano più solo prestatori di finanza, ma aumentino le loro attività». Un esempio? «La banca ha un cliente, con un mutuo, che perde il lavoro: è meglio gestire il credito che quella persona non riesce più a rimborsare o aiutarla a trovare una nuova occupazione, attingendo alle ricchissime banche dati, messe in rete, di cui gli istituti dispongono?». Ben vengano dunque partnership di questo tipo: «Sarebbe anche un modo per recuperare credibilità. Peraltro, Anselmi calca un terreno da noi già calpestato: avevamo proposto sinergie nel campo dei servizi, ad esempio, per le Bcc, prima della riforma del governo».
L'accostamento del nome di Montebelluna con Vicenza non preoccupa nemmeno Luca Ongaro, leader provinciale della Fisac-Cgil: «Si parla esclusivamente di fabbrica di prodotti ed economie di scala. Potrebbe, anzi, essere un modo per aumentare redditività e ricavi. Penso ad esempio, a Bim e ai prodotti gestionali, che sono oggi uno dei business chiave per le banche. Oppure, perchè no, ai prodotti assicurativi. Ma anche tutta una serie di aspetti più 'banali', come i buoni pasto, se gestiti in maniera congiunta, possono portare a sensibili riduzioni di costi». Certo, l'aggregazione con BpVi resta ipotesi «da scongiurare»: «Ma non è questo lo scenario prospettato». Al contrario, la revisione del piano industriale potrebbe allontanarlo ancor più: «L'obiettivo di Atlante è vendere e la fusione con Vicenza, con i problemi connessi, allungherebbe i tempi - nota Ongaro -. E poi è più facile trovare due compratori distinti per due realtà più piccole, che uno per un mega gruppo». In ogni caso, ovviamente, per i sindacati i livelli occupazionali non si toccano: «I lavoratori hanno già dato».
La collaborazione con BpVi è vista in modo positivo anche da Luca Zaia: «Le banche o si spacchettano o si fondono - ribadisce il presidente del Veneto -. Personalmente, spero che il patrimonio resti regionale e non venga fatto oggetto di uno spezzatino. I lavoratori sono preoccupati, ma una fusione non vuol dire licenziamenti, così come uno spezzatino non dà nessuna garanzia».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci